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Recensione Spitfire Vc Sword 1/72

25 Marzo, 2011 by Albert

Spitfire Vc Sword 1/72Introduzione a cura di Giovanni Carlassare.

Lo Spitfire Mk.V è storicamente una delle versioni più trattate nella varie scale, modelli che sono quasi tutti dedicati alla versione più costruita, la Mk.Vb. Lo Spitfire Mk.Vc, per quanto costruito in numero inferiore ( 2477 esemplari ),è però stato l’Mk.V probabilmente più diffuso nei vari teatri di guerra della WWII e la versione che ha avuto un utilizzo operativo più lungo, grazie alla caratteristiche innovative che la caratterizzarono, dotando lo Spitfire di una notevole flessibilità di impiego.

Lo Spitfire Mk.Vc fa la sua comparsa nell’ottobre del 1941. Rispetto alla precedente versione Mk.Vb era stata rinforzata la sezione di coda, adottando spessori maggiori del rivestimento, ma quella che fu la modifica più importante e che contribuì al successo della versione fu l’adozione di una nuova ala, l’ala chiamata “universal” ( universale ), del tutto identica come geometria alle ali precedenti ma completamente riprogettata nella struttura interna, struttura che fu rinforzata in modo tale da permettere l’installazione di diversi tipi di armamento:

Type A : 8 mitragliatrici da 7,7mm
Type B: 2 cannoncinci Hispano da 20mm e 4 mitragliatrici da 7,7mm
Type C: 4 cannoncini Hispano da 20mm

L’armamento Type A in realtà sembra non fu mai utilizzato, preferendo il compromesso dato dal Type B. Il Type C vide scarso utilizzo perché l’aumento di peso dato dalle armi e dal relativo munizionamento comprometteva in particolare le prestazioni del rateo di salita del caccia.

Sperimentalmente fu testata la soluzione dei 4 cannoncini con l’aggiunta delle 4 mitragliatrici, l’aereo alla prima salva si fermò letteralmente in volo entrando poi in stallo !

L’ala “universal” permetteva inoltre l’utilizzo di un più rapido sistema di caricamento delle munizioni, oltre ad un raddoppio del munizionamento delle armi da 20mm. La struttura rinforzata permise inoltre l’installazione di travetti portabombe alari, fattore questo di notevole importanza per l’utilizzo che la versione ebbe una volta che le sue prestazioni da caccia puro furono superate da versioni più potenti dello Spitfire, ma che trasformò l’Mk.Vc in un utile cacciabombardiere, ruolo che ricoprì fino a fine conflitto.

Le motorizzazioni utilizzate dall’MK.Vc furono i Rolls Royce Merlin:

M 45, M45M, M46, M50, M50A, M55, M55M, M56.

Lo Spitfire MK.Vc fu la versione più numerosa in servizio con l’Aeronautica Cobelligerante Italiana e fu proprio uno di questi Spitfire a compiere l’ultima missione bellica dell’aeronautica italiana nella WWII con una ricognizione armata su Zagabria.

Stranamente la versione Vc è stata piuttosto trascurata da parte dei marchi più noti che si sono sempre fermati al Vb. Airfix ne fece una scatola assai deludente qualche anno fa, la ceca SMER adattò lo stampo Heller dell’MkVb in MkVc, ma i problemi del vecchio stampo francese ne fanno sconsigliare l’acquisto ai più appassionati e attenti a forme a accuratezza della riproduzione in scala. L’australiana Highplanes ha sviluppato un paio di scatole ma la reperibilità in Europa di questi kit è limitata anche dal costo elevato, inoltre si tratta di un kit short run dedicato ai modellisti più smaliziati. Sword colma un vuoto con una riproduzione veramente accurata e completa anche nei dettagli e nelle opzioni fornite.

Il kit è composto da una sessantina di pezzi realizzati in un unica stampata. La plastica di colore grigio presenta incisioni fini e prive di sbavature tipiche di uno short run di ultima generazione. All’ interno della scatola troviamo anche la stampata dei trasparenti che comprende tettuccio realizzato in un unico pezzo e il collimatore. Le istruzioni, il foglio delle decals stampate dalla Techmod e i cannoncini stampati in resina chiudono il contenuto della confezione. Sono disponibili alcune parti opzionali per poter coprire quanto piu possibile le varie evoluzioni dello Spitfire Mk.V. Abbiamo perciò sia l’elica Rotol sia la De Havilland con relative ogive, scarichi a 6 e a 3 collettori, due set di ruote con cerchione chiuso e a 5 razze, due set di bugne (larga e piu sottile) e per finire il raccordo per le ali tronche. Il modellista piu smaliziato potrà inoltre incidere i timoni di profondità per avere le versioni late del Mk.V. Con una piccola autocostruzione (bugna dello starter Coffman) si potrà anche realizzare un esemplare dotato di cofanature per l’ M45.

Come accennato nell’introduzione, il kit è davvero accurato sotto il profilo dimensionale, diventando sicuramente il miglior Spit V in circolazione. Il dettaglio è davvero buono anche nella zona cockpit. Alcune parti sono leggermente sovradimensionate, Il modellista esigente potrà ridurre o rimpiazzare ad esempio i portelli dei carrelli, pitot e antenne con dettagli “piu in scala”.

La conclusione non può che essere “pollice su”. Il kit si presenta curato sotto tutti i punti di vista e ben realizzato, due i piccolissimi nei, uno  è rappresentato dal tettuccio, grossolano e non molto trasparente l’altro dalla forma del portello di ispezione in fusoliera subito dopo l’abitacolo. Nulla di cosi drammatico, il tettuccio si può rimpiazzare velocemente con un tettuccio in vacuform e il portello si può rincidere.  In contemporanea a questo kit la Sword ha messo in vendita la versione Vc “Trop” con decal e filtro dedicate. Non resta che sperare che la Sword continui a sviluppare altre versioni dello Spitfire !! 🙂

Per chi volesse approfondire l’argomento vi consiglio il bel volumetto della Mushroom dedicato proprio allo Spitfire Mk V

 





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Recensione Airfix Spitfire XII 1/48

6 Febbraio, 2011 by Albert

Airfix Spitfire XII 1/48

Airfix Spitfire XII 1/48

Introduzione a cura di Giorgio Nosenzo.

Lo spit XII affonda le sue radici nello Spitfire IV, poi diventato Spitfire XX, versione di cui è stato costruito un solo prototipo. Questa versione non ha avuto seguito e addirittura l’indicativo della versione è stato poi riciclato per i ricognitori su base Mk.I.
I test sul prototipo mostrarono che a bassa quota era velocissimo, e questo lo rendeva ideale a contrastare le incursioni degli Fw.190 dei reparti Jabo. Quindi fu deciso di costruirne 100 esemplari in due lotti, consegnati tra l’ottobre 1942 e il novembre 1943. Lo spit XII è stato usato da due soli reparti: il 41 Sqn (con codici EB ) e il 91 Sqn (codici DL)
Praticamente il XII è uno spitfire Vc con motore Griffon monostadio, unito ad un’elica quadripala Rotol. Il nuovo motore richiede una cofanatura specifica caratterizzata dalle famose bugne laterali per contenere il più grosso motore Griffon. Inoltre il XII ha una bugna sopra la cofanatura per il sistema di accensione (quello che nelle auto era lo spinterogeno…).
I radiatori alari rimangono gli stessi dello Spitfire V, quindi radiatore a scatola per l’acqua sotto l’ala sinistra e quello a sezione circolare per l’olio sotto l’ala destra. Anche i carrelli erano gli stessi del Vc, quindi senza compassi antitorsione. Le ali di tutti i XII hanno sempre solo avuto le estremità tronche. Unica eccezione il prototipo Spitfire IV (DP845) che all’inizio aveva le estremità normali.
A differenza degli Spit V i XII hanno il timone di direzione ingrandito tipico degli Spit VII, VIII e IX tardi. Mantengono però i piani orizzontali vecchio tipo, col dente di compensazione piccolo.
Dei 100 prodotti, 55 hanno il ruotino di coda retrattile del Mk.VIII. Attenzione: spesso si dice che  ciò sia dovuto al fatto che i due lotti erano conversioni di Mk.V e Mk.VIII. Non è affatto vero !!! Tutti i XII sono stati costruiti come XII dall’inizio, il cambio di ruotino è dovuto al fatto che i primi furono costruiti in parallelo ai V e gli altri in parallelo agli VIII, da cui l’uso di fusoliere identiche a quelle degli aerei costruiti in quel momento ( almeno fino alla paratia tagliafiamma del motore).
L’aereo era considerato una bestia non facilissima da domare, soprattutto per la notevole coppia del motore in rullaggio. Tra l’altro il Griffon gira in senso opposto al Merlin, cosa che ha causato diversi incidenti tra i piloti abituati alle versioni precedenti dello spit. A bassa quota però era l’avversario più pericoloso che si potesse incontrare, cosa di cui hanno fatto le spese diversi aerei tedeschi. Fu impiegato anche nella caccia alle V-1, anche se in tal caso le sue prestazioni a quote più alte non lo aiutavano. Cio non ha impedito agli Spit XII di abbatterne più di 40.
Lo Spitfire XII è rimasto in servizio fino al settembre 1944, anche se alcuni sono stati usati in compiti di seconda linea fino all’agosto 1945.
Come documentazione, consigliatissimo il volumetto della Allied Wings, interamente dedicato a questa versione. Oltre ovviamente alle solite pubblicazioni sullo spitfire in genere.
Una curiosità: L’utimo esemplare costruito (MB882), in servizio come EB-B col 41 Sqn è forse lo spitfire più fotografato del tempo di guerra! Ne esistono tantissime immagini sia in volo che a terra. Cosa insolita per un esemplare di una versione tutto sommato secondaria e poco utilizzata.

Stampate Spitfire XII Airfix L’accattivante scatola contiene al suo interno tre stampate, per un totale di circa 100 pezzi, istruzioni e decals.
La qualità della plastica è buona e la finitura superficiale è leggermente ruvida. Il dettaglio delle pannellature è davvero migliorato rispetto agli ultimi kit prodotti ma non raggiunge il picco di eccellenza dello Spitfire 22/24. Alcuni particolari sono decisamente sovradimensionati e andranno ricostruiti per donare al modello un migliore resa finale. Il kit prevede flap, deriva, timone di profondità e alettoni posizionabili a piacere, direi un ottima scelta, specialmente per i timoni di profondità. L’abitacolo è essenziale, ma non risulta spoglio. Per chi volesse avere qualcosa di piu dal proprio kit consiglio di procurarsi un set generico di dettaglio dedicato al Mk.V, vista l’assoluta somiglianza fra i due cockpit. Sono previsti entrambi i tipi di ruotino posteriore, in modo da poter realizzare l’intera serie prodotta. Le bugne sulla cappottatura motore, per poter contenere il nuovo motore  Griffon, sono questa volta prodotte correttamente, rispetto al kit dello Spitfire 22/24.
Le istruzioni sono chiare e in circa 50 passaggi ci portano alla conclusione del kit. Vengono indicati solamente i riferimenti ai colori Humbrol, ma non sarà difficile per il modellista trovare i colori equivalenti della propria marca preferita. Le opzioni offerte dal bellissimo foglio di decals, permettono la realizzazione di due esemplari, il MB882, citato anche da Giorgio e l’ EN625 con il caratteristico logo dello Squadron “Nigeria”.

Le conclusioni non possono che essere senz’altro favorevoli. Il kit non presenta evidenti errori di linea, è semplice e ben realizzato e permette al modellista più smaliziato un buon margine di miglioramento sia in termini di dettaglio sia in termini di accuratezza.




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Recensione e confronto Cyber Hobby – Eduard BF-110D 1/48

31 Gennaio, 2011 by Albert

Recensione Dragon BF-110

Recensione a cura di Riccardo Vestuto.
Le foto si riferiscono al BF-110D-3 Cyber Hobby – Dragon.

Il Me 110 è stato, in questa scala, per decenni appannaggio del kit Fujimi che con le sue due scatole   (versioni C e D) limitava di molto la scelta e non brillava per ricchezza di dettagli.
Poi nella seconda metà di questo decennio la Eduard ha per fortuna riscoperto questo soggetto tanto lungamente trascurato e in pochi anni ha fornito tutta la serie delle  sue principali versioni.
Forte della sua fama di qualità, ritenevo che altre ditte difficilmente si sarebbero volute misurare
con il prodotto ceco.
Così l’annuncio della Dragon/Cyber Hobby, di scalare nel “quarto di pollice” il suo ottimo modello in 32 mi era sembrato voler proporre un inutile doppione.
Sfatando il  vecchio adagio: “la curiosità è femmina” , non ho resistito alla tentazione di  esaminarlo una volta arrivato nel mio negozio di fiducia e di portarmene a casa una copia.
(Nelle prossime righe, per facilitare la lettura, mi riferirò ai due modelli con la sola iniziale:             D = Dragon/Cyber Hobby; E= Eduard )

Cyberhobby BF-110 1/48La prima cosa che salta agli occhi è la gran quantità di pezzi che  fa consigliare entrambi principalmente ad un modellista smaliziato. La scomposizione del D.è simile all’omologo E. con alcune differenze.
La prima è il colore della plastica. Io non amo quella specie di “verde marcio” usato dalla E. per  tutti i suoi attuali prodotti. Sembra nascondere i dettagli e rende tutto, come dire, “confuso”.
Il D. è nel classico grigio medio tipico della maggioranza dei produttori attuali e a me molto più familiare.
Gli abitacoli sono molto simili nei dettagli e nelle scelte ingegneristiche di scomposizione.
La quantità di parti è notevole in entrambi.
Più “classico” il  D. che si affida principalmente alla plastica con nessun inserimento di fotoincisioni.  A conti fatti si equivalgono con vicendevoli carenze di piccoli dettagli:
ad esempio il sedile del pilota del E è peggiore di quello D. ma per quello del mitragliere la situazione è diametralmente opposta.
Il colore della plastica E. diventa una vera trappola se si usa il grigio 02 per gli interni.
Assicuratevi una buona illuminazione! Data la vicinanza di tonalità si rischia di coprire poco o per nulla qualche punto del modello.
Decisamente più solido l’accoppiamento delle semifusoliere del D. rispetto al ceco.

Una certa sensazione di precarietà degli abbinamenti è –invece –  caratteristica tipica della E. o almeno io l’ho riscontrata anche su altri soggetti (v. i FW 190 D).
Per entrambi c’è la possibilità di mettere in mostra le armi del muso.
Il canopy della D., come quello E., è offerto in doppia copia: completamente chiuso o frazionato in tutte le parti mobili e fisse.
Bella l’idea di fornire a parte il dettaglio strutturale dei frames che passano sotto il plexiglass ma “fatto 29 perché non fare 30” riproducendo tutta la struttura interna della vetratura?
L’E. ha in più la possibilità di scelta del tipo di postazione dell’arma di difesa posteriore con il pannello centrale dotato dello scasso per il brandeggio o meno oltre alla scanalatura della fusoliera per la posizione di riposo della Mg.  Il D. permette solo la prima delle due.
Diversa la soluzione scelta per i piani di coda. La D. ha optato per un pezzo unico da accavallare sulla fusoliera mentre la E. per due pezzi da incastonare nei relativi slots.  Decisamente migliore la scelta del primo, molto più solida e senza problemi di ortogonalità.
Inoltre solo la D. offre timoni di direzione e profondità separati.

BF-110 1/48Passiamo alle semiali. Questa parte è quella in cui più si differenziano i due.
Molto meno “rivettata” la D. della E. ma con alcuni dettagli che sul secondo non compaiono.
Mentre la E fornisce solo gli alettoni separati, la D. permette di posizionare tutte le superfici mobili  come si desidera.
Solo gli slats sono forniti retratti ma si possono aprire previa operazione di “chirurgia plastica” da lasciare ai più volenterosi e precisi.

Molto più scomposti i cofani motore D. rispetto agli E. La ragione è da far risalire probabilmente alla possibilità di inserire i motori nelle gondole ma si tratta di un set supplementare fornito come bonus  su altri mercati ma stranamente non in Italia.
Bellissimi i radiatori D. con tanto di braccetto di regolazione del flabello di scarico.
Per l’ E. si lamentava nelle recensioni un pessimo abbinamento tra le gondole e le ali. Effettivamente negli ultimi lotti prodotti sono stati compiuti alcuni piccoli aggiustamento che hanno migliorato l’assemblaggio che resta comunque da curare con attenzione.
Decisamente più facile lo stesso passaggio sul D.
Le semiali di quest’ultimo si uniscono alla fusoliera tramite un paio di longheroni da incollare sotto l’abitacolo con un esito sicuramente più felice della soluzione E. che si affida alla classica linguetta da incastonare nelle fessure della radice alare. Il punto di combacio di quest’ultimo è terribile e lascia fessure piuttosto importanti e difficili da curare in una zona zeppa di dettagli destinati a rischiare l’oblio sotto la carta abrasiva.

I carrelli si equivalgono ma quelli D. hanno le ruote delle giuste dimensioni e proporzioni tra cerchio e pneumatico rispetto all’ E. Anche l’ancoraggio delle gambe al velivolo appare molto più solido nel primo.

Simili i carichi esterni con i serbatoi da 300 e 600 litri. La D. li fornisce quelli più grandi di una versione che francamente non conoscevo caratterizzata da una serie di linee parallele probabilmente tendenti a riprodurre un struttura lignea. Salvo prova fotografica del soggetto scelto, io li liscerei via per riprodurre quelli in metallo.
Il modello E. inoltre ha in più il serbatoio da 1500 usato sui primissimi esemplari.
Spettacolare la mensola portabombe ventrale del D. A differenza dell’ E., che la riproduce in un unico pezzo, qui ne abbiamo ben dieci che vanno dal meccanismo di ritegno vero e proprio alla carenatura aerodinamica per finire con i braccetti di allineamento.
Entrambi mancano del piccolo serbatoio supplementare per l’olio motore agganciato sotto la fusoliera e tipico dei D. a lunga autonomia.

Meno ampia la scelta di soggetti riproducibili con le decals. La D. ne fornisce solo 2 contro i 5 della E.

Quale scegliere?
Difficile a dirsi.
Il D. è decisamente più facile a montarsi ma non ha opzioni alternative di dettagli secondari.  Questa maggiore elasticità dell’ E. permetterà a chi ha buona documentazione di scegliere più facilmente un soggetto alternativo a quelli proposti dalle istruzioni.
Il kit E. offre anche un set di mascherine per la verniciatura del canopy oltre ad un ricco set di fotoincisoni che fa impallidire lo striminzito telaietto del  D. limitato ai cinghiaggi ed a una antenna per altro non utilizzabile per la poca fedeltà del dettaglio.
Dal punto di vista del prezzo non c’è storia: il modello E. costo poco più della metà dell’altro mentre se lo si prende nella versione Week end  addirittura un terzo.
Insomma la scelta è lasciata al gusto e alla propensione alla spesa di ciascuno.
Il modellista “crociato” di maggiore esperienza potrà rivolgersi al modello ceco mentre quello che ama il modellismo facile  “alla Tamiya”  potrà rivolgersi all’offerta Dagon.





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Recensione Zvezda Bf-109F-2 1/48

6 Agosto, 2010 by Albert

Recensione Zvezda Bf-109F-2 1/48Recensione a cura di Riccardo Vestuto.
Immagini a cura di Alessio Bastianini.

Alla notizia del nuovo kit Zvezda la domanda spontanea è stata:  “un altro 109?  Serviva proprio?”
Se qualcuno non lo ha pensato alzi la mano!
Se devo dire la mia serviva, si!

Per quanto il caccia tedesco sia uno dei soggetti più riprodotti in assoluto non è mai stato trattato con l’attenzione di cui, invece, paradossalmente ha beneficiato qualche altro soggetto meno importante o significativo.
La piccola e per certi versi dimessa, scatola Zvezda, nasconde al suo interno un vero gioiello sia come tecnologia di stampa, sia come resa del vero.
Ho ritenuto corretto confrontarlo con il pari classe Hasegawa che viene considerato unanimemente la pietra di paragone ma sin dalle dimensioni cominciano le differenze.
Il kit russo appare più lungo di 2 mm dalla deriva alla paratia parafiamma; 2 mm  localizzati specificamente tra questa e il lembo anteriore del parabrezza.
Chi ha ragione? Spiace dirlo ma la Zvezda !

In questa scala la fa da padrone la casa giapponese che dalla E al K copre quasi completamente la pletora di versioni del 109.
Il problema è che per quanto blasonati, soffrono tutti di questa minima deficienza
La ben piccola – in assoluto – carenza dimensionale si ripercuote però sulla resa ottica del muso che appare più tozzo e perde molto della sua filante linea. Inoltre arretra la collocazione degli scarichi che sono così troppo a ridosso del bordo alare.
Come dicevo, la carenza in fase progettuale si è perpetuata nel tempo e nelle versioni , la correzione non è difficilissima ma è inaccettabile  se si considera la fama della casa produttrice e ancor di più la notorietà del soggetto!

fusoliera 109F zvezda

La fusoliera Zvezda, come tutto il modello del resto, e scomposta in modo tale da permettere l’uso delle stampate base in unione con altre specifiche e coprire diverse versioni intermedie del caccia.
Seppur operazione economicamente comprensibile, sottopone il modello a rischi di accoppiamento tra le parti non perfetto e conseguente “passione pasquale” del modellista in fase costruttiva.
Bhe, anche qui i russi mi hanno sorpreso, coda e pannelli alari vanno in sede con precisione millimetrica basterà fare attenzione a staccare con cura i pezzi dalle matarozze.

L’abitacolo da cui sempre si inizia per consuetudine, è composto da circa 30 pezzi che lasciano pochissimo spazio agli aftermarket. Qualche pezzo di rame per l’impianto elettrico e il gioco è fatto.
Manca, questo si, il sedile del pilota di primo tipo molto simile  a quello montato sugli E ma con  gli spallacci che fuoriescono da due fessure poste sul bordo superiore dello schienale invece che in mezzo allo stesso. Non è facile  capire con quale criterio sia stato usato. Lo troviamo ad esempio sull F-2  W.nr 12764  atterrato per errore in Inghilterra il 10 luglio 41 e su un  F- 4 usato da Marseille, il W.Nr. 8693 nel febbraio del 1942

I canopy offerti sono ben tre. Troverete persino quello degli E-1! Non è un errore, alcuni primissimi F lo montavano.
Resta aperta l’annosa questione del cannone coassiale. Le fonti sono discordi: per alcuni era ancora istallato il vecchio MG FF ma più probabilmente l’ F-2 era dotato della versione da 15 mm dell’ MG 151. Il kit propone solo il secondo e non starei a farmene comunque un cruccio!
La cura maniacale dei russi arriva a fornire anche ben due diversi tipi  di cofano di raccordo tra parabrezza e cofani motore.

Davanti al’abitacolo è possibile inserire una ricca riproduzione del DB 601 N per il quale sono previsti ben due tipi di castello motore diversi. Anche qui qualche cavetto e tubo in più basteranno ad un lavoro convincente.
Sempre nel quadro della maniacalità, i cofani motore sono di due tipi, con o senza dettaglio interno a seconda che si voglia lasciare il vano del propulsore aprto o meno.

Ancora più avanti ho trovato stupefacente il piatto di chiusura dell’ogiva dotato dei fori di alleggerimento con bordo in rilevo! Una finezza da palati fini ed utilissima per diorami con l’aereo in manutenzione. Gli scarichi del motore non sono forati e andrebbero sostituiti con qualcosa in resina.
In alcune scatole, non la mia, l’elica risulta mal stampata e con una pala leggermente diversa dalle altre due. Nulla comunque cjhe un saggio uso della carta abrasiva non riesca a
curare.
Non mancano – per terminare l’esame della zona motore – le due mg 17 con scatole munizioni e dettagli ancillari.

La deriva è fornita  a parte ma, come già detto: nessun problema di montaggio, va in sede alla perfezione. Unico cruccio la stampa delle famose staffe di rinforzo strutturale che non sempre erano presenti e potrebbero essere da eliminare scegliendo un soggetto diverso da quelli proposti con rischio per i dettagli circostanti.

E veniamo alle ali. La prima cosa che sconcerta è l’assoluta mancanza di pannellature sull’estradosso, un vero biliardo. Anche in questo caso la Zvezda ha visto giusto; gli F-2 montavano un’ala con questa caratteristica unica.
Sul lato opposto troviamo un carrello completo di tutti i dettagli che arrivano al martinetto di retrazione della gamba visibile attraverso i fori della struttura mentre il pozzetto della ruota è chiuso dalla riproduzione delle guaine di protezione anti detriti!
Quest’ultimo è del tipo con un lato rettilineo. Dettaglio riferibile – secondo alcuni ricercatori – solo agli F-2 prodotti da due licenziatarie: WNF ed Erla.
Ruote e gambe carrello di gran pregio con dettagli scolpiti con nitidezza. Il ruotino è in tre parti, poteva essere un unico blocco? Non sia mai!

Alcuni pezzi riproducono anche la struttura alare coperta poi da pannelli che si possono, volendo, non usare per mostrare la struttura interna . Non ho ben capito la necessità di questa complicazione se non come la predisposizione – per future scatole – per i cannoni subalari da 20 mm usati sulle versioni successive e relativi accessori nelle ali.
Anche qui comunque i pannelli vanno in sede senza patemi.
I terminali alari son o a scelta cn le luci di navigazione incastonate nel profilo o a  vista.

Spettacolo puro il timone con un bordo d’uscita finissimo. Flap, slats ed alettoni sono separati ma questi ultimi sono dotati di struttura superiormente ma assolutamente lisci sotto: andrebbero sostituiti.

In questo tripudio di meraviglia la nota stonata la riservano le decals. Ricordano molto per qualità quelle tipiche di quei paesi di alcuni anni fa’. Per quanto fini sono a volte sbagliate nei colori e nei dettagli. Io non le consiglio, di certo non mancano le alternative.

Concludendo posso dire che si tratta di un nuovo standard per il classico dei classici.
La versione F del 109 è comunque ad oggi quella che serba ancora molti segreti e proprio le primissime sotto serie richiede ancora molta ricerca.
Si capisce – però -che alle spalle è stata fatta un’attenta preparazione tecnica e che il modello sia stato guidato nello studio da chi il vero lo conosce bene.
Quello che forse lo penalizza è l’eccessiva specializzazione del kit: si può realizzare un F-2 e non altre versioni. A questo punto è lasciata al modellista la scelta se “arronzare” un F o cercare di riprodurre un aereo tecnicamente caratterizzato.
Ad ogni modo consigliatissimo, in attesa delle altre versioni e magari presto di un bel G-6!





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Kinetic EA-6B Prowler 1/48

19 Giugno, 2010 by Albert

Kinetic EA-6B 1/48 Sicuramente avete gia visto sul web qualche recensione del kit in oggetto (ad esempio quella su Hyperscale), io invece vi farò vedere qualche piccolo confronto con il kit Monogram, il set di correzione e il folding wing della scomparsa Cutting Edge.
Perchè questo confronto? Beh, prima del kit della Kinetic l’unico sistema per ottenere un fedele Prowler era quello di sputare sangue con il kit Monogram e aggiungerci 2 kg di resine della Cutting Edge (ora con un paio di set della Wolfpack si possono ottenere gli stessi risultati) 🙂 🙂

Partiamo dal Monogram, non vorrei dilungarmi troppo sul kit, fatevi una bella lettura seguendo questi due link :

Jim Rotramel EA-6B

EA-6B by Dave Roof

Come avete visto, il kit Monogram necessitava di una bella valanga di correzioni dovute anche al fatto che molti dettagli erano condivisi con i kit dell’ A-6E e dell’ EA-6. Il kit Kinetic non è perfetto, ma sicuramente adesso è la migliore base di partenza per chi volesse realizzare un Prowler in 48. Partiamo subito dall’ errore piu grosso del kit, guardate qui a lato.

La foto mostra la stampata (imbarazzanti le dimensioni del canale di colata!!) relativa alle ali superiori. Guardate la semiala sinistra, come vedete manca una paretina anti-scorrimento, dettaglio che è presente sulla semiala di destra. Nulla di drammatico, si autocostruisce il tutto in 10 minuti con un pezzetto di plasticard…
Il dettaglio comunque è davvero buono, fine e ben inciso. idem le dimensioni generali. La finitura della plastica non è però ai livelli delle case top, è leggermente rugosa, nulla che una passata generale con carta abrasiva fine non possa eliminare.

Con la seconda foto vi mostro il confronto fra le due semi ali del folding set della Cutting Edge


Come vedete il kit regge benissimo il confronto con le resine della Cutting Edge…
Parlando sempre della ali, il meccanismo di piegamento è corretto (il Monogram ereditava l’ala dell’ A-6E che monta un ala diversa rispetto all’ EA-6B) non iper-super-dettagliato, ma una buonissima base di partenza per chi volesse aggiungere i dettagli più fini.

Un altra pecca del kit Monogram erano i pod ECM che derivavano direttamente dal kit dell’ EA-6. Motivo per cui i set Cutting Edge erano davvero necessari. Eccovi un confronto fra il Kinetic e la controparte in resina della Cutting Edge.

Direi che il dettaglio è quasi più fine nel kit della Kinetic… anche le dimensioni combaciano bene…

Passiamo ora alla deriva. Quella del Monogram non mi ha mai convinto per forme… eccovi il confronto

Se dal confronto laterale non si vedono molte differenze, guardando frontalmente le due derive, si nota come quella del kit Kinetic sia molto più “bulbosa” specialmente nel raccordo con la deriva, come nella realtà.

Passiamo ora al confronto della parte anteriore dell’aereo

Anche se non mi convince ancora al 100% diciamo che da quasi tutte le angolature i due “nasi” sono simili come dimensioni e forme 🙂

Ora i dettagli più minuti, passiamo all’abitacolo, in questo caso ho confrontato il Kinetic con il cockpit in resina della Black Box

ok, è vero, non vale! 🙂 Il confronto è un pò impietoso, ma il dettaglio del kit non è malaccio. Credo che in un futuro molto prossimo ci sarà ampia possibilità di scelta di diversi kit aftermarket.
Una piccola nota, il cockpit del kit rappresenta la versione ICAP 2 mentre il cockpit black box è un ICAP 1.

Le decals del kit permettono di realizzare un solo aereo del VAQ-140 Patriots. La scelta è buona, l’esemplare è davvero colorato ed attraente.

Le decals sono state disegnate da Fighetertown Decals e stampate da Cartograf, una buona garanzia di qualità e precisione !

Ultime note che partono dalla visione delle due fusoliere. Come potete vedere il Kinetic non ha le corazzature tipiche dei motori degli A-6E ed inoltre ha già tutto il set relativo alle antenne/bugne/etc per realizzare un Prowler aggiornato allo standard ICAP 3. Notate anche gli scarichi, dritti per quanto riguarda il Monogram e con la possibilità di realizzare una leggera “S” del condotto finale di scarico come l’aereo reale (un recente set della Wolfpack correggeva questo problema del kit Monogram). Anche il vano del gancio d’arresto è ben rappresentato, cosa che nel Monogram  richiedeva una ricostruzione totale.  Passiamo al dettaglio generale, in questo caso ho fotografato quello della fusoliera a ridosso del’ secondo abitacolo, come vedete è pulito e ben inciso, un deciso passo avanti rispetto al recente E-2C e un salto generazionale rispetto all’ F-16 !!! Quello che no non mi è piaciuto veramente è come viene confezionato il kit… un unica busta con tutto dentro…non vi dico quanti pezzi si sono staccati durante il trasporto… 🙁 Per fortuna che i trasparenti sono stati confezionati a parte!!! Le gambe del carrello principali hanno un dettaglio un pò soffice, servirà metterci mano con l’auto costruzione di fascette e tubicini vari per ottenere una buon dettaglio finale.

Per 50 Dollari è davvero un affare, il kit è moderno, bello, dettagliato e non richiede chissà quante resine… Per il Monogram, fra kit e correzioni in resina credo di aver speso almeno il triplo dei soldi…

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Italeri Mc.200 Saetta 1/48

29 Maggio, 2010 by Albert

Mirco ci illustra il suo ultimo acquisto, il Macchi MC.200 in 48 dell’ Italeri

oltre alle foto delle stampate, decals e istruzioni, Mirco ha fatto un veloce confronto dimensionale con le tavole con tenute nel libro della collana “Ali d’Italia”-Aer.Macchi C.200 Apostolo editore.

Le conclusioni:
Non faccio commenti, le immagini parlano da sole e ognuno ne trarrà le conclusioni che crede.
Questa, come quella sullo F-5E non vuole essere una recensione bensì uno sguardo un pò più approfondito di qunto contenuto nella scatola…

Il modello prima o poi lo monterò, forse da scatola e rapidamente, non so se avrò la voglia di lavorarci più di tanto per dettagliarlo. Se non altro potrà servire per esercitarmi sulle mimetiche
della Regia Aeronautica che sono tutt’altro che semplice.



















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