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Special Hobby 48104 Oxford Mk.I/II – test shot

28 Settembre, 2011 by Albert

Special Hobby Oxford  1/48  Oggi abbiamo ricevuto le foto che illustrano il futuro kit della Special Hobby dedicato al Oxford in scala 1/48.

Le foto raffigurano uno dei primi assemblaggi di prova del nuovo kit senza l’impiego delle fotoincisioni che faranno parte delle dotazioni presenti nelle scatole in vendita.

 

 

 

 

 



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Recensione Airfix Spitfire XII 1/48

6 Febbraio, 2011 by Albert

Airfix Spitfire XII 1/48

Airfix Spitfire XII 1/48

Introduzione a cura di Giorgio Nosenzo.

Lo spit XII affonda le sue radici nello Spitfire IV, poi diventato Spitfire XX, versione di cui è stato costruito un solo prototipo. Questa versione non ha avuto seguito e addirittura l’indicativo della versione è stato poi riciclato per i ricognitori su base Mk.I.
I test sul prototipo mostrarono che a bassa quota era velocissimo, e questo lo rendeva ideale a contrastare le incursioni degli Fw.190 dei reparti Jabo. Quindi fu deciso di costruirne 100 esemplari in due lotti, consegnati tra l’ottobre 1942 e il novembre 1943. Lo spit XII è stato usato da due soli reparti: il 41 Sqn (con codici EB ) e il 91 Sqn (codici DL)
Praticamente il XII è uno spitfire Vc con motore Griffon monostadio, unito ad un’elica quadripala Rotol. Il nuovo motore richiede una cofanatura specifica caratterizzata dalle famose bugne laterali per contenere il più grosso motore Griffon. Inoltre il XII ha una bugna sopra la cofanatura per il sistema di accensione (quello che nelle auto era lo spinterogeno…).
I radiatori alari rimangono gli stessi dello Spitfire V, quindi radiatore a scatola per l’acqua sotto l’ala sinistra e quello a sezione circolare per l’olio sotto l’ala destra. Anche i carrelli erano gli stessi del Vc, quindi senza compassi antitorsione. Le ali di tutti i XII hanno sempre solo avuto le estremità tronche. Unica eccezione il prototipo Spitfire IV (DP845) che all’inizio aveva le estremità normali.
A differenza degli Spit V i XII hanno il timone di direzione ingrandito tipico degli Spit VII, VIII e IX tardi. Mantengono però i piani orizzontali vecchio tipo, col dente di compensazione piccolo.
Dei 100 prodotti, 55 hanno il ruotino di coda retrattile del Mk.VIII. Attenzione: spesso si dice che  ciò sia dovuto al fatto che i due lotti erano conversioni di Mk.V e Mk.VIII. Non è affatto vero !!! Tutti i XII sono stati costruiti come XII dall’inizio, il cambio di ruotino è dovuto al fatto che i primi furono costruiti in parallelo ai V e gli altri in parallelo agli VIII, da cui l’uso di fusoliere identiche a quelle degli aerei costruiti in quel momento ( almeno fino alla paratia tagliafiamma del motore).
L’aereo era considerato una bestia non facilissima da domare, soprattutto per la notevole coppia del motore in rullaggio. Tra l’altro il Griffon gira in senso opposto al Merlin, cosa che ha causato diversi incidenti tra i piloti abituati alle versioni precedenti dello spit. A bassa quota però era l’avversario più pericoloso che si potesse incontrare, cosa di cui hanno fatto le spese diversi aerei tedeschi. Fu impiegato anche nella caccia alle V-1, anche se in tal caso le sue prestazioni a quote più alte non lo aiutavano. Cio non ha impedito agli Spit XII di abbatterne più di 40.
Lo Spitfire XII è rimasto in servizio fino al settembre 1944, anche se alcuni sono stati usati in compiti di seconda linea fino all’agosto 1945.
Come documentazione, consigliatissimo il volumetto della Allied Wings, interamente dedicato a questa versione. Oltre ovviamente alle solite pubblicazioni sullo spitfire in genere.
Una curiosità: L’utimo esemplare costruito (MB882), in servizio come EB-B col 41 Sqn è forse lo spitfire più fotografato del tempo di guerra! Ne esistono tantissime immagini sia in volo che a terra. Cosa insolita per un esemplare di una versione tutto sommato secondaria e poco utilizzata.

Stampate Spitfire XII Airfix L’accattivante scatola contiene al suo interno tre stampate, per un totale di circa 100 pezzi, istruzioni e decals.
La qualità della plastica è buona e la finitura superficiale è leggermente ruvida. Il dettaglio delle pannellature è davvero migliorato rispetto agli ultimi kit prodotti ma non raggiunge il picco di eccellenza dello Spitfire 22/24. Alcuni particolari sono decisamente sovradimensionati e andranno ricostruiti per donare al modello un migliore resa finale. Il kit prevede flap, deriva, timone di profondità e alettoni posizionabili a piacere, direi un ottima scelta, specialmente per i timoni di profondità. L’abitacolo è essenziale, ma non risulta spoglio. Per chi volesse avere qualcosa di piu dal proprio kit consiglio di procurarsi un set generico di dettaglio dedicato al Mk.V, vista l’assoluta somiglianza fra i due cockpit. Sono previsti entrambi i tipi di ruotino posteriore, in modo da poter realizzare l’intera serie prodotta. Le bugne sulla cappottatura motore, per poter contenere il nuovo motore  Griffon, sono questa volta prodotte correttamente, rispetto al kit dello Spitfire 22/24.
Le istruzioni sono chiare e in circa 50 passaggi ci portano alla conclusione del kit. Vengono indicati solamente i riferimenti ai colori Humbrol, ma non sarà difficile per il modellista trovare i colori equivalenti della propria marca preferita. Le opzioni offerte dal bellissimo foglio di decals, permettono la realizzazione di due esemplari, il MB882, citato anche da Giorgio e l’ EN625 con il caratteristico logo dello Squadron “Nigeria”.

Le conclusioni non possono che essere senz’altro favorevoli. Il kit non presenta evidenti errori di linea, è semplice e ben realizzato e permette al modellista più smaliziato un buon margine di miglioramento sia in termini di dettaglio sia in termini di accuratezza.




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Recensione Zvezda Bf-109F-2 1/48

6 Agosto, 2010 by Albert

Recensione Zvezda Bf-109F-2 1/48Recensione a cura di Riccardo Vestuto.
Immagini a cura di Alessio Bastianini.

Alla notizia del nuovo kit Zvezda la domanda spontanea è stata:  “un altro 109?  Serviva proprio?”
Se qualcuno non lo ha pensato alzi la mano!
Se devo dire la mia serviva, si!

Per quanto il caccia tedesco sia uno dei soggetti più riprodotti in assoluto non è mai stato trattato con l’attenzione di cui, invece, paradossalmente ha beneficiato qualche altro soggetto meno importante o significativo.
La piccola e per certi versi dimessa, scatola Zvezda, nasconde al suo interno un vero gioiello sia come tecnologia di stampa, sia come resa del vero.
Ho ritenuto corretto confrontarlo con il pari classe Hasegawa che viene considerato unanimemente la pietra di paragone ma sin dalle dimensioni cominciano le differenze.
Il kit russo appare più lungo di 2 mm dalla deriva alla paratia parafiamma; 2 mm  localizzati specificamente tra questa e il lembo anteriore del parabrezza.
Chi ha ragione? Spiace dirlo ma la Zvezda !

In questa scala la fa da padrone la casa giapponese che dalla E al K copre quasi completamente la pletora di versioni del 109.
Il problema è che per quanto blasonati, soffrono tutti di questa minima deficienza
La ben piccola – in assoluto – carenza dimensionale si ripercuote però sulla resa ottica del muso che appare più tozzo e perde molto della sua filante linea. Inoltre arretra la collocazione degli scarichi che sono così troppo a ridosso del bordo alare.
Come dicevo, la carenza in fase progettuale si è perpetuata nel tempo e nelle versioni , la correzione non è difficilissima ma è inaccettabile  se si considera la fama della casa produttrice e ancor di più la notorietà del soggetto!

fusoliera 109F zvezda

La fusoliera Zvezda, come tutto il modello del resto, e scomposta in modo tale da permettere l’uso delle stampate base in unione con altre specifiche e coprire diverse versioni intermedie del caccia.
Seppur operazione economicamente comprensibile, sottopone il modello a rischi di accoppiamento tra le parti non perfetto e conseguente “passione pasquale” del modellista in fase costruttiva.
Bhe, anche qui i russi mi hanno sorpreso, coda e pannelli alari vanno in sede con precisione millimetrica basterà fare attenzione a staccare con cura i pezzi dalle matarozze.

L’abitacolo da cui sempre si inizia per consuetudine, è composto da circa 30 pezzi che lasciano pochissimo spazio agli aftermarket. Qualche pezzo di rame per l’impianto elettrico e il gioco è fatto.
Manca, questo si, il sedile del pilota di primo tipo molto simile  a quello montato sugli E ma con  gli spallacci che fuoriescono da due fessure poste sul bordo superiore dello schienale invece che in mezzo allo stesso. Non è facile  capire con quale criterio sia stato usato. Lo troviamo ad esempio sull F-2  W.nr 12764  atterrato per errore in Inghilterra il 10 luglio 41 e su un  F- 4 usato da Marseille, il W.Nr. 8693 nel febbraio del 1942

I canopy offerti sono ben tre. Troverete persino quello degli E-1! Non è un errore, alcuni primissimi F lo montavano.
Resta aperta l’annosa questione del cannone coassiale. Le fonti sono discordi: per alcuni era ancora istallato il vecchio MG FF ma più probabilmente l’ F-2 era dotato della versione da 15 mm dell’ MG 151. Il kit propone solo il secondo e non starei a farmene comunque un cruccio!
La cura maniacale dei russi arriva a fornire anche ben due diversi tipi  di cofano di raccordo tra parabrezza e cofani motore.

Davanti al’abitacolo è possibile inserire una ricca riproduzione del DB 601 N per il quale sono previsti ben due tipi di castello motore diversi. Anche qui qualche cavetto e tubo in più basteranno ad un lavoro convincente.
Sempre nel quadro della maniacalità, i cofani motore sono di due tipi, con o senza dettaglio interno a seconda che si voglia lasciare il vano del propulsore aprto o meno.

Ancora più avanti ho trovato stupefacente il piatto di chiusura dell’ogiva dotato dei fori di alleggerimento con bordo in rilevo! Una finezza da palati fini ed utilissima per diorami con l’aereo in manutenzione. Gli scarichi del motore non sono forati e andrebbero sostituiti con qualcosa in resina.
In alcune scatole, non la mia, l’elica risulta mal stampata e con una pala leggermente diversa dalle altre due. Nulla comunque cjhe un saggio uso della carta abrasiva non riesca a
curare.
Non mancano – per terminare l’esame della zona motore – le due mg 17 con scatole munizioni e dettagli ancillari.

La deriva è fornita  a parte ma, come già detto: nessun problema di montaggio, va in sede alla perfezione. Unico cruccio la stampa delle famose staffe di rinforzo strutturale che non sempre erano presenti e potrebbero essere da eliminare scegliendo un soggetto diverso da quelli proposti con rischio per i dettagli circostanti.

E veniamo alle ali. La prima cosa che sconcerta è l’assoluta mancanza di pannellature sull’estradosso, un vero biliardo. Anche in questo caso la Zvezda ha visto giusto; gli F-2 montavano un’ala con questa caratteristica unica.
Sul lato opposto troviamo un carrello completo di tutti i dettagli che arrivano al martinetto di retrazione della gamba visibile attraverso i fori della struttura mentre il pozzetto della ruota è chiuso dalla riproduzione delle guaine di protezione anti detriti!
Quest’ultimo è del tipo con un lato rettilineo. Dettaglio riferibile – secondo alcuni ricercatori – solo agli F-2 prodotti da due licenziatarie: WNF ed Erla.
Ruote e gambe carrello di gran pregio con dettagli scolpiti con nitidezza. Il ruotino è in tre parti, poteva essere un unico blocco? Non sia mai!

Alcuni pezzi riproducono anche la struttura alare coperta poi da pannelli che si possono, volendo, non usare per mostrare la struttura interna . Non ho ben capito la necessità di questa complicazione se non come la predisposizione – per future scatole – per i cannoni subalari da 20 mm usati sulle versioni successive e relativi accessori nelle ali.
Anche qui comunque i pannelli vanno in sede senza patemi.
I terminali alari son o a scelta cn le luci di navigazione incastonate nel profilo o a  vista.

Spettacolo puro il timone con un bordo d’uscita finissimo. Flap, slats ed alettoni sono separati ma questi ultimi sono dotati di struttura superiormente ma assolutamente lisci sotto: andrebbero sostituiti.

In questo tripudio di meraviglia la nota stonata la riservano le decals. Ricordano molto per qualità quelle tipiche di quei paesi di alcuni anni fa’. Per quanto fini sono a volte sbagliate nei colori e nei dettagli. Io non le consiglio, di certo non mancano le alternative.

Concludendo posso dire che si tratta di un nuovo standard per il classico dei classici.
La versione F del 109 è comunque ad oggi quella che serba ancora molti segreti e proprio le primissime sotto serie richiede ancora molta ricerca.
Si capisce – però -che alle spalle è stata fatta un’attenta preparazione tecnica e che il modello sia stato guidato nello studio da chi il vero lo conosce bene.
Quello che forse lo penalizza è l’eccessiva specializzazione del kit: si può realizzare un F-2 e non altre versioni. A questo punto è lasciata al modellista la scelta se “arronzare” un F o cercare di riprodurre un aereo tecnicamente caratterizzato.
Ad ogni modo consigliatissimo, in attesa delle altre versioni e magari presto di un bel G-6!





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Kinetic EA-6B Prowler 1/48

19 Giugno, 2010 by Albert

Kinetic EA-6B 1/48 Sicuramente avete gia visto sul web qualche recensione del kit in oggetto (ad esempio quella su Hyperscale), io invece vi farò vedere qualche piccolo confronto con il kit Monogram, il set di correzione e il folding wing della scomparsa Cutting Edge.
Perchè questo confronto? Beh, prima del kit della Kinetic l’unico sistema per ottenere un fedele Prowler era quello di sputare sangue con il kit Monogram e aggiungerci 2 kg di resine della Cutting Edge (ora con un paio di set della Wolfpack si possono ottenere gli stessi risultati) 🙂 🙂

Partiamo dal Monogram, non vorrei dilungarmi troppo sul kit, fatevi una bella lettura seguendo questi due link :

Jim Rotramel EA-6B

EA-6B by Dave Roof

Come avete visto, il kit Monogram necessitava di una bella valanga di correzioni dovute anche al fatto che molti dettagli erano condivisi con i kit dell’ A-6E e dell’ EA-6. Il kit Kinetic non è perfetto, ma sicuramente adesso è la migliore base di partenza per chi volesse realizzare un Prowler in 48. Partiamo subito dall’ errore piu grosso del kit, guardate qui a lato.

La foto mostra la stampata (imbarazzanti le dimensioni del canale di colata!!) relativa alle ali superiori. Guardate la semiala sinistra, come vedete manca una paretina anti-scorrimento, dettaglio che è presente sulla semiala di destra. Nulla di drammatico, si autocostruisce il tutto in 10 minuti con un pezzetto di plasticard…
Il dettaglio comunque è davvero buono, fine e ben inciso. idem le dimensioni generali. La finitura della plastica non è però ai livelli delle case top, è leggermente rugosa, nulla che una passata generale con carta abrasiva fine non possa eliminare.

Con la seconda foto vi mostro il confronto fra le due semi ali del folding set della Cutting Edge


Come vedete il kit regge benissimo il confronto con le resine della Cutting Edge…
Parlando sempre della ali, il meccanismo di piegamento è corretto (il Monogram ereditava l’ala dell’ A-6E che monta un ala diversa rispetto all’ EA-6B) non iper-super-dettagliato, ma una buonissima base di partenza per chi volesse aggiungere i dettagli più fini.

Un altra pecca del kit Monogram erano i pod ECM che derivavano direttamente dal kit dell’ EA-6. Motivo per cui i set Cutting Edge erano davvero necessari. Eccovi un confronto fra il Kinetic e la controparte in resina della Cutting Edge.

Direi che il dettaglio è quasi più fine nel kit della Kinetic… anche le dimensioni combaciano bene…

Passiamo ora alla deriva. Quella del Monogram non mi ha mai convinto per forme… eccovi il confronto

Se dal confronto laterale non si vedono molte differenze, guardando frontalmente le due derive, si nota come quella del kit Kinetic sia molto più “bulbosa” specialmente nel raccordo con la deriva, come nella realtà.

Passiamo ora al confronto della parte anteriore dell’aereo

Anche se non mi convince ancora al 100% diciamo che da quasi tutte le angolature i due “nasi” sono simili come dimensioni e forme 🙂

Ora i dettagli più minuti, passiamo all’abitacolo, in questo caso ho confrontato il Kinetic con il cockpit in resina della Black Box

ok, è vero, non vale! 🙂 Il confronto è un pò impietoso, ma il dettaglio del kit non è malaccio. Credo che in un futuro molto prossimo ci sarà ampia possibilità di scelta di diversi kit aftermarket.
Una piccola nota, il cockpit del kit rappresenta la versione ICAP 2 mentre il cockpit black box è un ICAP 1.

Le decals del kit permettono di realizzare un solo aereo del VAQ-140 Patriots. La scelta è buona, l’esemplare è davvero colorato ed attraente.

Le decals sono state disegnate da Fighetertown Decals e stampate da Cartograf, una buona garanzia di qualità e precisione !

Ultime note che partono dalla visione delle due fusoliere. Come potete vedere il Kinetic non ha le corazzature tipiche dei motori degli A-6E ed inoltre ha già tutto il set relativo alle antenne/bugne/etc per realizzare un Prowler aggiornato allo standard ICAP 3. Notate anche gli scarichi, dritti per quanto riguarda il Monogram e con la possibilità di realizzare una leggera “S” del condotto finale di scarico come l’aereo reale (un recente set della Wolfpack correggeva questo problema del kit Monogram). Anche il vano del gancio d’arresto è ben rappresentato, cosa che nel Monogram  richiedeva una ricostruzione totale.  Passiamo al dettaglio generale, in questo caso ho fotografato quello della fusoliera a ridosso del’ secondo abitacolo, come vedete è pulito e ben inciso, un deciso passo avanti rispetto al recente E-2C e un salto generazionale rispetto all’ F-16 !!! Quello che no non mi è piaciuto veramente è come viene confezionato il kit… un unica busta con tutto dentro…non vi dico quanti pezzi si sono staccati durante il trasporto… 🙁 Per fortuna che i trasparenti sono stati confezionati a parte!!! Le gambe del carrello principali hanno un dettaglio un pò soffice, servirà metterci mano con l’auto costruzione di fascette e tubicini vari per ottenere una buon dettaglio finale.

Per 50 Dollari è davvero un affare, il kit è moderno, bello, dettagliato e non richiede chissà quante resine… Per il Monogram, fra kit e correzioni in resina credo di aver speso almeno il triplo dei soldi…

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AFV F-5E Tiger II 1/48

29 Maggio, 2010 by Albert

Mirco, dopo l’acquisto, ci illustra la scatola di questo nuovo kit 🙂

Le conclusioni, dopo aver visualizzato istruzioni, decals, e stampate (con qualche confronto con F-16 Tamiya) sono la seguenti:

I carichi da “appendere” al nostro F-5E consistono in 2 Sidewinder, 1 sensore per l’addestramento (sul tip dell’ala), 3 serbatoi (uno grande da 1024 litri e due piccoli da 568 litri).
I serbatoi piccoli possono essere appesi sotto le ali, quello grande al centro (sotto la fusoliera).Se decidete di montare il serbatoio al centro, sotto la fusoliera, la presenza di 4 anellini in gomma (stile Tamiya) vi consentirà (se volete) di sotituire quello grande con quello piccolo e viceversa a modello ultimato. Si sà…i modellisti sono sempre molto indecisi!

Come dicevo all’inizio le immagini parlano da sole, per quanto mi riguarda:

PRO

Il fatto che questo modello abbia visto la luce…
Versioni proposte (anche se un aggressor in azzurro/grigio non mi sarebbe dispiaciuta)
Dettaglio abitacolo e vani carrello-aerofreni
Superfici di controllo e aerofreni separati
Il piccolo foglietto di fotoincisioni*
Rivettatura in positivo nella zona posteriore della fusoliera (forse un pò eccessiva ma a togliere è sempre possibile…aggiungere non sempre)

CONTRO

La finitura “satinata” delle superfici e le rivettature, poco profonde ma troppo evidenti come dimensioni.
L’assenza del vano cannone (montare i pannelli chiusi comporta un ulteriore lavoro che mi sarei risparmiato)
La poca profondità degli ugelli dei motori: manca il tratto cilindrico con i “petali” dell’ugello
*l’assenza nel foglietto fotoinciso delle cinture per il sedile…già che c’erano potevano metterle no?























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Tamiya He-162 1/48

26 Aprile, 2010 by Albert

Modello, testo e immagini a cura di Mirco Bagni
In memoria di Mario Bartoli. Questo modello era stato pubblicato originariamente sul suo sito.

Introduzione
Avevo comprato questo modello appena uscito con l’intenzione di montarlo il prima possibile. Ovviamente è finito sullo scaffale a far compagnia a decine di altri fino a che, questa estate, non mi è venuta la voglia di provare a costruire un modello in una settimana. Fra i modelli che avevo a disposizione questo mi è sembrato il candidato ideale data la semplicità del soggetto, la colorazione non troppo complicata e non ultimo il fatto che il nome Tamiya è di solito sinonimo di precisione di montaggio e ricchezza di dettagli.
Per cercare di riuscire nel mio intento ho deciso di utilizzare il sedile prodotto dalla Quickboost, di non dettagliare più di tanto il vano carrello e l’abitacolo, di riprodurre l’aereo con il vano motore chiuso (e magari montare in seguito il motore compreso nella scatola e molto bello presentandolo sull’apposito carrellino).

Il modello
Il modello Tamiya è davvero bello. La precisione degli incastri e delle varie parti è assoluta, la superficie è liscia e lucida, le pannellature incise molto finemente.
Le decals non sembrano male e comprendono, oltre alla strumentazione e le cinture di sicurezza, le svastiche (non sempre presenti in altri kit).
Unico neo la presenza dei segni degli estrattori, un po’ fastidiosa, anche se in posizione poco visibile una volta assemblati i pezzi.

Il soggetto
Delle 4 possibilità offerte dalle decals ho scelto il velivolo n°23 dello JG1 basato a Leck nel ’45 werk nummer 120230 che pare fosse il velivolo del colonnello Herbert Ihlefeld e che è stato trasportato e testato in America subito dopo la fine della guerra.

Il montaggio
Abitacolo – Il dettaglio è buono, ci sono le ordinate all’interno della fusoliera, i pannelli laterali sono separati e abbastanza ben dettagliati, il pannello strumenti è separato con gli strumenti il rilievo (non le lancette) e riprodotti anche in decal così da poter scegliere se verniciarli oppure usare l’adesivo. Il sedile (eiettabile…) è abbastanza ben riprodotto, le cinture di sicurezza sono riprodotte in decal. È possibile rimuovere il sedile una volta montato il modello grazie a due pin che si inseriscono in due apposite fessure nella paratia posteriore.
Ho verniciato l’interno in RLM 66 (Gunze H-416) poi ho effettuato un lavaggio con colore ad olio marrone molto scuro seguito da una passata di grigio chiaro Humbroll a pennello asciutto. I pannelli laterali in nero (Tamiya X-18), i vari dettagli sono stati colorati in rosso, giallo e blu seguendo foto e disegni del velivolo reale.

Ho aggiunto vari cavi e tubazioni assenti nel kit ma che, data l’ampiezza del cockpit, saranno visibili a modello finito e le cinghie sui pedali riprodotte con una strisciolina di nastro Tamiya.
Il collimatore è stato sostituito con uno che mi avanzava da un set Aires per il Me-109 G.
Il sedile eiettabile è stato sostituito con quello prodotto in resina dalla Quickboost che ha il grosso pregio di avere le cinture stampate e molto ben riprodotte ma a ben guardare presenta qualche inesattezza.

Vani carrello – Ho montato il vano carrello da scatola senza aggiungere alcunché dato che è dettagliato in modo sufficiente.
Sia il vano che le gambe del carrello, alle quali ho aggiunto i cavi e i tubi idraulici, sono state verniciate in RLM-02 (Tamiya XF-22). I cerchi delle ruote, a differenza di quanto indicato nelle istruzioni, sono state verniciate in nero semilucido (Tamiya X-18) invece che in RLM-02.

Fusoliera ali e piani di coda – Completati abitacolo e vani carrello ho chiuso la fusoliera utilizzando colla liquida Tamiya ed ho incollato la cofanatura del motore chiusa. Ho stuccato la giunzione con un filo di Super attack. Non ho unito le ali e il piano di coda alla fusoliera per poter verniciare il tutto più agevolmente, è possibile farlo poiché le giunzioni sono perfette e non necessitano di stuccature…grazie Tamiya!

Verniciatura
Ho spruzzato sulla fusoliera, sui piani di coda e sulla parte inferiore delle ali una mano di grigio RLM-76 (Gunze H-417). Successivamente ho steso il verde chiaro RLM-82 (Gunze H-422) ed il verde scuro RLM-83 (Gunze H-423) sulle zone opportune seguendo le indicazioni delle istruzioni. Non ho usato mascherature ma data la poca esperienza e forse l’uso scorretto dell’aerografo il risultato non è stato molto soddisfacente (sfumatura troppo grossolana). Ho rimediato creando una “mascheratura” con la plastilina (UHU tack) e spruzzando di nuovo il grigio.
Le zone interne dei pannelli sono state schiarite (molto leggermente) aggiungendo un po’ di bianco al colore di base.
La parte finale della gondola è nera (Tamiya X-18) e la parte finale del motore in metallo naturale (acciaio della Model master Metalizer) anche se in molte foto che ho visto era bianco…scegliete voi.
Ho verniciato la presa d’aria e l’ogiva del motore in alluminio (Model Master Metalizer), anche su questa ho qualche dubbio poiché su alcuni profili trovati su un paio di riviste è gialla. Dalle foto in B/N non sono riuscito a capire come fosse in realtà.
Il telaio del tettuccio è stato verniciato in grigio scuro RLM-66.
Dopo l’applicazione dello schema mimetico ho steso una mano di trasparente lucido (X-22 Tamiya) diluito con l’apposito diluente in proporzione di 3:2 (3 parti di diluente per 2 di vernice) per preparare la superficie per l’applicazione delle decal.

Decals
Ho applicato le decal seguendo le istruzioni e tenendo davanti un paio di foto del soggetto per evitare errori.
Le decal della scatola sono buone, un po’ spesse e opache ma aderiscono molto bene e non hanno dato problemi di silvering.
Ho sostituito soltanto le svastiche con quelle di un foglio della X-tra decals (molto fini e lucide) poiché dovevano aderire su una superficie non perfettamente piana.
Per favorire l’adesione ho utilizzato i liquidi per decal della Microscale (Micro-set e Micro-sol).
Successivamente ho sigillato il tutto con una ulteriore mano di vernice trasparente lucida alla quale è seguito un lavaggio per evidenziare le pannellature e altri dettagli con colore ad olio marrone scuro diluito con acqua ragia.

Finitura e ultimi dettagli
Dopo il lavaggio ho spruzzato una mano di trasparente semilucido della Humbroll diluito con il suo apposito diluente. Trovo questa vernice eccezionale, ha un’ottima finitura e si asciuga in fretta.
Ho riprodotto alcune sporcature nelle zone dei cannoni, dei fori di uscita dei bossoli, lungo alcune pannellature e in altre parti facilmente individuabili nelle foto con del nero opaco molto diluito, senza esagerare.
A questo punto ho potuto assemblare alla fusoliera le ali, il carrello i piani di coda ed il tettuccio. Per posizionare aperto quest’ultimo ho dovuto aggiungere alcuni “anelli” (6 in tutto) e l’asta che lo tiene in posizione riproducendoli con filo metallico di diametro opportuno proveniente dalle corde di una chitarra acustica.
Per ultimi ho aggiunto i dettagli più fragili: il tubo di pitot sul muso (che ho rifatto in metallo) e l’anello dell’antenna sul cofano motore (rifatto con una strisciolina di metallo piegata).

Conclusioni
Non sono riuscito nel mio intento di completare il modello in una settimana. Ne ho impiegate quattro, la prima lavorandoci diverse ore al giorno e le altre tre a ritmi molto più blandi (circa un’ora e mezza al giorno per quattro giorni alla settimana). Il kit Tamiya è davvero ottimo e con poco lavoro può essere migliorato per ottenere un risultato soddisfacente senza bisogno di spendere altri soldi per l’aftermarket. Volendo c’è comunque sempre spazio per il superdettaglio, a voi la scelta. La facilità di montaggio e la precisione di questo kit sono esemplari e la possibilità di montare il motore sull’aereo col vano aperto oppure su un apposito carrellino  separato (opportunità che non ho sfruttato) è davvero lodevole!

Di seguito un po’ di foto del modello finito






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