Riceviamo i test shot del Hawk III, futuro kit in 1/72 della Special Hobby.
Il modello è stato assemblato omettendo fotoincisioni e tettuccio che faranno parte del prodotto finale 🙂
TantoPerGioco modellismo e aviazione
Forum e walkaround
by Albert
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Introduzione a cura di Giovanni Carlassare.
Lo Spitfire Mk.V è storicamente una delle versioni più trattate nella varie scale, modelli che sono quasi tutti dedicati alla versione più costruita, la Mk.Vb. Lo Spitfire Mk.Vc, per quanto costruito in numero inferiore ( 2477 esemplari ),è però stato l’Mk.V probabilmente più diffuso nei vari teatri di guerra della WWII e la versione che ha avuto un utilizzo operativo più lungo, grazie alla caratteristiche innovative che la caratterizzarono, dotando lo Spitfire di una notevole flessibilità di impiego.
Lo Spitfire Mk.Vc fa la sua comparsa nell’ottobre del 1941. Rispetto alla precedente versione Mk.Vb era stata rinforzata la sezione di coda, adottando spessori maggiori del rivestimento, ma quella che fu la modifica più importante e che contribuì al successo della versione fu l’adozione di una nuova ala, l’ala chiamata “universal” ( universale ), del tutto identica come geometria alle ali precedenti ma completamente riprogettata nella struttura interna, struttura che fu rinforzata in modo tale da permettere l’installazione di diversi tipi di armamento:
Type A : 8 mitragliatrici da 7,7mm
Type B: 2 cannoncinci Hispano da 20mm e 4 mitragliatrici da 7,7mm
Type C: 4 cannoncini Hispano da 20mm
L’armamento Type A in realtà sembra non fu mai utilizzato, preferendo il compromesso dato dal Type B. Il Type C vide scarso utilizzo perché l’aumento di peso dato dalle armi e dal relativo munizionamento comprometteva in particolare le prestazioni del rateo di salita del caccia.
Sperimentalmente fu testata la soluzione dei 4 cannoncini con l’aggiunta delle 4 mitragliatrici, l’aereo alla prima salva si fermò letteralmente in volo entrando poi in stallo !
L’ala “universal” permetteva inoltre l’utilizzo di un più rapido sistema di caricamento delle munizioni, oltre ad un raddoppio del munizionamento delle armi da 20mm. La struttura rinforzata permise inoltre l’installazione di travetti portabombe alari, fattore questo di notevole importanza per l’utilizzo che la versione ebbe una volta che le sue prestazioni da caccia puro furono superate da versioni più potenti dello Spitfire, ma che trasformò l’Mk.Vc in un utile cacciabombardiere, ruolo che ricoprì fino a fine conflitto.
Le motorizzazioni utilizzate dall’MK.Vc furono i Rolls Royce Merlin:
M 45, M45M, M46, M50, M50A, M55, M55M, M56.
Lo Spitfire MK.Vc fu la versione più numerosa in servizio con l’Aeronautica Cobelligerante Italiana e fu proprio uno di questi Spitfire a compiere l’ultima missione bellica dell’aeronautica italiana nella WWII con una ricognizione armata su Zagabria.
Stranamente la versione Vc è stata piuttosto trascurata da parte dei marchi più noti che si sono sempre fermati al Vb. Airfix ne fece una scatola assai deludente qualche anno fa, la ceca SMER adattò lo stampo Heller dell’MkVb in MkVc, ma i problemi del vecchio stampo francese ne fanno sconsigliare l’acquisto ai più appassionati e attenti a forme a accuratezza della riproduzione in scala. L’australiana Highplanes ha sviluppato un paio di scatole ma la reperibilità in Europa di questi kit è limitata anche dal costo elevato, inoltre si tratta di un kit short run dedicato ai modellisti più smaliziati. Sword colma un vuoto con una riproduzione veramente accurata e completa anche nei dettagli e nelle opzioni fornite.
Il kit è composto da una sessantina di pezzi realizzati in un unica stampata. La plastica di colore grigio presenta incisioni fini e prive di sbavature tipiche di uno short run di ultima generazione. All’ interno della scatola troviamo anche la stampata dei trasparenti che comprende tettuccio realizzato in un unico pezzo e il collimatore. Le istruzioni, il foglio delle decals stampate dalla Techmod e i cannoncini stampati in resina chiudono il contenuto della confezione. Sono disponibili alcune parti opzionali per poter coprire quanto piu possibile le varie evoluzioni dello Spitfire Mk.V. Abbiamo perciò sia l’elica Rotol sia la De Havilland con relative ogive, scarichi a 6 e a 3 collettori, due set di ruote con cerchione chiuso e a 5 razze, due set di bugne (larga e piu sottile) e per finire il raccordo per le ali tronche. Il modellista piu smaliziato potrà inoltre incidere i timoni di profondità per avere le versioni late del Mk.V. Con una piccola autocostruzione (bugna dello starter Coffman) si potrà anche realizzare un esemplare dotato di cofanature per l’ M45.
Come accennato nell’introduzione, il kit è davvero accurato sotto il profilo dimensionale, diventando sicuramente il miglior Spit V in circolazione. Il dettaglio è davvero buono anche nella zona cockpit. Alcune parti sono leggermente sovradimensionate, Il modellista esigente potrà ridurre o rimpiazzare ad esempio i portelli dei carrelli, pitot e antenne con dettagli “piu in scala”.
La conclusione non può che essere “pollice su”. Il kit si presenta curato sotto tutti i punti di vista e ben realizzato, due i piccolissimi nei, uno è rappresentato dal tettuccio, grossolano e non molto trasparente l’altro dalla forma del portello di ispezione in fusoliera subito dopo l’abitacolo. Nulla di cosi drammatico, il tettuccio si può rimpiazzare velocemente con un tettuccio in vacuform e il portello si può rincidere. In contemporanea a questo kit la Sword ha messo in vendita la versione Vc “Trop” con decal e filtro dedicate. Non resta che sperare che la Sword continui a sviluppare altre versioni dello Spitfire !! 🙂
Per chi volesse approfondire l’argomento vi consiglio il bel volumetto della Mushroom dedicato proprio allo Spitfire Mk V
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Eccovi le immagini dell’ imminente kit Special Hobby dedicato al SAAB J-21R in scala 1/72
Il J-21R fu il primo caccia a reazione realizzato dalla SAAB. Inizialmente progettato per una propulsione ad elica spingente, venne successivamente dotato di motore a reazione. Per alcuni aspetti costruttivi il J-21R ricorda il progetto del Vampire inglese. L’aeronautica Svedese utilizzò il J-21R come caccia, per poi utilizzarlo nel ruolo di attacco al suolo. Un esemplare del J-21R è esposto presso il museo di Lynkoping.
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Kit : Eduard Fokker Dr.1 scala 1/72
Modello e foto: Carlo Melia
Chi come il sottoscritto è appassionato di aeronautica non può non guardare con un certo occhio benevolo quelle strane macchine volanti della WW1 fatte di tubi, tiranti e tela su cui tanti temerari, vecchi reduci di un concetto di cavalleria che si stava perdendo, hanno avuto il coraggio di affrontare avversari altrettanto coraggiosi e agguerriti in duelli che hanno fatto epoca. E come impavidi cavalieri non rinunciavano a rendersi ben visibili ai loro nemici, decorando le loro “cavalcature” con motivi sgargianti e facilmente riconoscibili, specialmente dalla parte dei Tedeschi. A questa regola non si sottrasse il sottotenente Hans Kirschstein che fece dipingere il suo triplano a strisce bianco-nere sull’ala superiore e lungo le fiancate della fusoliera con un andamento però diverso sul fianco sinistro rispetto al destro. Questo perché, data l’alta maneggevolezza del triplano, in un combattimento manovrato, il nemico avesse difficoltà nel traguardare il suo aereo. Da rimarcare che il triplano fu preso in consegna nel giugno del 1918 da Ernst Udet e quindi trasferito dalla Jasta 6 alla Jasta 4.
Il modello Eduard in 72 fa una bella figura di se: ho acquistato la confezione con due modelli e relative fotoincisioni e devo dire che guardando le stampate ci si trova di fronte ad un bel modello. Come al solito sarà poi il montaggio a secco a cambiare un po’ il giudizio. Per carità nulla di trascendentale, però….ne avrei fatto volentieri a meno. Ad esempio se si vuole inserire la struttura interna in fotoincisione bisognerà preventivamente assottigliare le pareti interne; sui montanti della capra e per i pattini alari bisognerà eliminare i perni e sostituirli con spinette in filo di rame perché troppo grossolani; la cofanatura motore andrà assottigliata nella parte interna e adattata con una buona carteggiatura alla fusoliera perché è un po’ troppo larga. Anche i piani di coda dovranno essere muniti di spine di riscontro perché altrimenti possono saltare via. Per il resto il montaggio non dà particolari problemi, se si eccettua che lo stesso andrà effettuato con le tre ali che devono essere colorate separatamente, così come la fusoliera ed i piani di coda. Per il soggetto scelto ci sono le decals della FCM ma sinceramente, visto il motivo geometrico, non me la sono sentita di acquistare il foglio anche perché ho provato a stampare il foglio d’istruzioni e ho visto che poco si adattava al mio lavoro. Quindi mano al nastro Tamiya e all’aerografo……purtroppo non ho considerato l’alta flessibilità del nastro in questione per cui al primo tentativo le strisce sono venute diciamo così un po’ storte e soprattutto mal raccordate tra il dorso ed il ventre dall’ala. Mano all’alcol denaturato e via di sverniciatura. A questo punto ho preso un’altra via: dopo aver dato il bianco ho tagliato le strisce di nastro a misura e nel posizionarle ho interposto delle strisce di egual misura di un nastro più rigido, in maniera di avere tutte le bande della stessa dimensione; primo step il dorso dell’ala. Sono passato quindi all’intradosso e questa volta ho tagliato strisce del solito nastro di circa 1 mm in modo di intercettare quelle del dorso sia nel bordo d’attacco che in quello di uscita.
Distanziandole sempre con il solito nastro rigido alla fine ce l’ho fatta, avevo un’ala “juventina” (bleah) perfetta. Stesso lavoro per la fusoliera, partendo prima dal dorso e poi facendo le fiancate con il solito metodo. Non rimane che fare i montanti e il piano di coda e l’esaurimento era assicurato. Il resto della colorazione è stato più semplice del previsto: per le zone mimetiche ho dato un fondo nocciola schiarito, anche perché la tela dei fokker non era poi chiarissimo, e, come nella realtà ho dato delle pennellate con la vernice verde oliva utilizzando i colori Vallejo molto diluiti con normalissima acqua: questo permette di raggiungere il grado di saturazione voluto. Molto utile nel montaggio delle ali è stato un attrezzino della SRAM che permette di mettere in squadro le ali.
E poi per aumentare lo stress viene la basetta. Sinceramente, forse perché non sono in grado di farli, non amo molto i ”presepi” dove l’aereo sembra essere l’ultima cosa. Mi piacciono ambientazioni un po’ più sobrie dove appare al massimo un figurino e/o un ‘attrezzatura adatta al velivolo. In questo caso ho riprodotto un tavolato di legno incidendo un pezzo di plasticard poggiandolo su un terreno riprodotto con Das e un po’ di erba. Per il resto si tratta di un modellino da consigliare a chi ha un minimo di esperienza e buona pazienza: le colorazioni fantasiose non mancano se si vuole uscire dal classico binomio triplano-von Richtofen.
by Albert
Molte volte quello che spinge noi modellisti ad acquistare un kit non è soltanto il soggetto rappresentato, o la sua storia o le sue vicende, a volte siamo colpiti dalla realizzazione tecnica del produttore, a volte capita che si comprino anche oggetti simili…
Blackburn Firebrand, un aereo sicuramente poco conosciuto, convertito fin dai primi vagiti in aereo per l’attacco al suolo e silurante poi…e rimotorizzato.
Beh, però quel Centaurus IX, mica male! 🙂
Il modello, realizzato dalla Aki, semi-sconosciuto (ok, dimostratemi che sono ignorante, su…) produttore Giapponese, rappresenta l’ultima evoluzione del Firebrand. Causa rimotorizzazione, cambiamento di ruolo, etc etc, le forme dell’aereo si sono stravolte nel corso della sua evoluzione. Ali allungate, piani di coda esagerati, timone impressionante per tenere a bada l’enorme coppia del Centaurus, sono le sue caratteristiche visive più evidenti. L’aereo può piacere o non piacere, ma il modello è davvero una favola, impressionante!!
Composto di circa una cinquantina di parti in resina, il modello presenta una particolare forma di stampo. Le stampate addirittura ricordano più un kit in short-run che un kit in resina come l‘arado recensito poco tempo fà. Il dettaglio generale è impressionante, l’eccesso di resina da rimuovere è quasi nullo, l’incastro dei pezzi è perfetto.
Per curiosità ho assemblato frettolosamente il motore (composto da ben otto pezzi), ali e fusoliera.
Ali e fusoliera presentano al loro interno dei grossi perni di riscontro per agevolare il montaggio del modello.
Le ruote sono stampate in una resina morbida mentre i cofani motore sono stampati in resina trasparente. Il tettuccio, stampato in resina, viene fornito nelle due opzioni, aperto e chiuso. Curiosità: anche le gambe carrello sono stampate in resina trasparente! 🙂
Le decals permettono di realizzare un solo esemplare, quello raffigurato dalla scatola. Il foglio di istruzioni, quasi totalmente in giapponese, è ben realizzato e ci guida senza problemi durante le fasi di assemblaggio.
Conclusioni ovvie e scontate! Da comprare subito!
🙂
Okkay, non vi ho detto tutto, costa una piccola follia…..
Il mio kit l’ho acquistato da Hobby Link Japan. Se non vi accontentate del mio piccolo resoconto, andatevi a vedere il modello realizzato dal bravo Brett Green di Hyperscale.
Bye for now! 😀