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Recensione e confronto Cyber Hobby – Eduard BF-110D 1/48

31 Gennaio, 2011 by Albert

Recensione Dragon BF-110

Recensione a cura di Riccardo Vestuto.
Le foto si riferiscono al BF-110D-3 Cyber Hobby – Dragon.

Il Me 110 è stato, in questa scala, per decenni appannaggio del kit Fujimi che con le sue due scatole   (versioni C e D) limitava di molto la scelta e non brillava per ricchezza di dettagli.
Poi nella seconda metà di questo decennio la Eduard ha per fortuna riscoperto questo soggetto tanto lungamente trascurato e in pochi anni ha fornito tutta la serie delle  sue principali versioni.
Forte della sua fama di qualità, ritenevo che altre ditte difficilmente si sarebbero volute misurare
con il prodotto ceco.
Così l’annuncio della Dragon/Cyber Hobby, di scalare nel “quarto di pollice” il suo ottimo modello in 32 mi era sembrato voler proporre un inutile doppione.
Sfatando il  vecchio adagio: “la curiosità è femmina” , non ho resistito alla tentazione di  esaminarlo una volta arrivato nel mio negozio di fiducia e di portarmene a casa una copia.
(Nelle prossime righe, per facilitare la lettura, mi riferirò ai due modelli con la sola iniziale:             D = Dragon/Cyber Hobby; E= Eduard )

Cyberhobby BF-110 1/48La prima cosa che salta agli occhi è la gran quantità di pezzi che  fa consigliare entrambi principalmente ad un modellista smaliziato. La scomposizione del D.è simile all’omologo E. con alcune differenze.
La prima è il colore della plastica. Io non amo quella specie di “verde marcio” usato dalla E. per  tutti i suoi attuali prodotti. Sembra nascondere i dettagli e rende tutto, come dire, “confuso”.
Il D. è nel classico grigio medio tipico della maggioranza dei produttori attuali e a me molto più familiare.
Gli abitacoli sono molto simili nei dettagli e nelle scelte ingegneristiche di scomposizione.
La quantità di parti è notevole in entrambi.
Più “classico” il  D. che si affida principalmente alla plastica con nessun inserimento di fotoincisioni.  A conti fatti si equivalgono con vicendevoli carenze di piccoli dettagli:
ad esempio il sedile del pilota del E è peggiore di quello D. ma per quello del mitragliere la situazione è diametralmente opposta.
Il colore della plastica E. diventa una vera trappola se si usa il grigio 02 per gli interni.
Assicuratevi una buona illuminazione! Data la vicinanza di tonalità si rischia di coprire poco o per nulla qualche punto del modello.
Decisamente più solido l’accoppiamento delle semifusoliere del D. rispetto al ceco.

Una certa sensazione di precarietà degli abbinamenti è –invece –  caratteristica tipica della E. o almeno io l’ho riscontrata anche su altri soggetti (v. i FW 190 D).
Per entrambi c’è la possibilità di mettere in mostra le armi del muso.
Il canopy della D., come quello E., è offerto in doppia copia: completamente chiuso o frazionato in tutte le parti mobili e fisse.
Bella l’idea di fornire a parte il dettaglio strutturale dei frames che passano sotto il plexiglass ma “fatto 29 perché non fare 30” riproducendo tutta la struttura interna della vetratura?
L’E. ha in più la possibilità di scelta del tipo di postazione dell’arma di difesa posteriore con il pannello centrale dotato dello scasso per il brandeggio o meno oltre alla scanalatura della fusoliera per la posizione di riposo della Mg.  Il D. permette solo la prima delle due.
Diversa la soluzione scelta per i piani di coda. La D. ha optato per un pezzo unico da accavallare sulla fusoliera mentre la E. per due pezzi da incastonare nei relativi slots.  Decisamente migliore la scelta del primo, molto più solida e senza problemi di ortogonalità.
Inoltre solo la D. offre timoni di direzione e profondità separati.

BF-110 1/48Passiamo alle semiali. Questa parte è quella in cui più si differenziano i due.
Molto meno “rivettata” la D. della E. ma con alcuni dettagli che sul secondo non compaiono.
Mentre la E fornisce solo gli alettoni separati, la D. permette di posizionare tutte le superfici mobili  come si desidera.
Solo gli slats sono forniti retratti ma si possono aprire previa operazione di “chirurgia plastica” da lasciare ai più volenterosi e precisi.

Molto più scomposti i cofani motore D. rispetto agli E. La ragione è da far risalire probabilmente alla possibilità di inserire i motori nelle gondole ma si tratta di un set supplementare fornito come bonus  su altri mercati ma stranamente non in Italia.
Bellissimi i radiatori D. con tanto di braccetto di regolazione del flabello di scarico.
Per l’ E. si lamentava nelle recensioni un pessimo abbinamento tra le gondole e le ali. Effettivamente negli ultimi lotti prodotti sono stati compiuti alcuni piccoli aggiustamento che hanno migliorato l’assemblaggio che resta comunque da curare con attenzione.
Decisamente più facile lo stesso passaggio sul D.
Le semiali di quest’ultimo si uniscono alla fusoliera tramite un paio di longheroni da incollare sotto l’abitacolo con un esito sicuramente più felice della soluzione E. che si affida alla classica linguetta da incastonare nelle fessure della radice alare. Il punto di combacio di quest’ultimo è terribile e lascia fessure piuttosto importanti e difficili da curare in una zona zeppa di dettagli destinati a rischiare l’oblio sotto la carta abrasiva.

I carrelli si equivalgono ma quelli D. hanno le ruote delle giuste dimensioni e proporzioni tra cerchio e pneumatico rispetto all’ E. Anche l’ancoraggio delle gambe al velivolo appare molto più solido nel primo.

Simili i carichi esterni con i serbatoi da 300 e 600 litri. La D. li fornisce quelli più grandi di una versione che francamente non conoscevo caratterizzata da una serie di linee parallele probabilmente tendenti a riprodurre un struttura lignea. Salvo prova fotografica del soggetto scelto, io li liscerei via per riprodurre quelli in metallo.
Il modello E. inoltre ha in più il serbatoio da 1500 usato sui primissimi esemplari.
Spettacolare la mensola portabombe ventrale del D. A differenza dell’ E., che la riproduce in un unico pezzo, qui ne abbiamo ben dieci che vanno dal meccanismo di ritegno vero e proprio alla carenatura aerodinamica per finire con i braccetti di allineamento.
Entrambi mancano del piccolo serbatoio supplementare per l’olio motore agganciato sotto la fusoliera e tipico dei D. a lunga autonomia.

Meno ampia la scelta di soggetti riproducibili con le decals. La D. ne fornisce solo 2 contro i 5 della E.

Quale scegliere?
Difficile a dirsi.
Il D. è decisamente più facile a montarsi ma non ha opzioni alternative di dettagli secondari.  Questa maggiore elasticità dell’ E. permetterà a chi ha buona documentazione di scegliere più facilmente un soggetto alternativo a quelli proposti dalle istruzioni.
Il kit E. offre anche un set di mascherine per la verniciatura del canopy oltre ad un ricco set di fotoincisoni che fa impallidire lo striminzito telaietto del  D. limitato ai cinghiaggi ed a una antenna per altro non utilizzabile per la poca fedeltà del dettaglio.
Dal punto di vista del prezzo non c’è storia: il modello E. costo poco più della metà dell’altro mentre se lo si prende nella versione Week end  addirittura un terzo.
Insomma la scelta è lasciata al gusto e alla propensione alla spesa di ciascuno.
Il modellista “crociato” di maggiore esperienza potrà rivolgersi al modello ceco mentre quello che ama il modellismo facile  “alla Tamiya”  potrà rivolgersi all’offerta Dagon.





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W.I.P. Panzer III Ausf.J Dragon 6394 1/35 – Parte 2

20 Gennaio, 2008 by Albert

Finalmente ho trovato un pò di tempo per poter aggiornare questo lavoro. Nel frattempo ho trovato qua e la qualche piccola inesattezza nel montaggio di alcuni piccoli componenti, inezie a cui porrò rimedio nelle fasi finali del montaggio. Per prima cosa ho provveduto ad assemblare i parafanghi allo scafo. Per ottenere il miglior assemblaggio e la loro corretta posizione, ho provveduto subito ad installare anche le tre parti che compongono la parte superiore dello scafo. Combinandosi tra loro, riescono a dare solidità e precisione di assemblaggio al carro.

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Mentre lo scafo si incollava, ho provveduto a ripulire tutti gli attrezzi dai relativi ganci di fissaggio. Dopo 24 ore di riposo (mio e del carro, hehehe 🙂  ) ho incollato i supporti inferiori dei parafanghi che avevo tralasciato nella parte iniziale. L’incollaggio e l’adattamento dei supporti non ha presentato nessun problema. Ho scelto di utilizzare i ganci di fissaggio fotoincisi della Lion Roar e pian piano, con molta pazienza, ho iniziato ad posizionare ganci e attrezzi. Il lavoro è davvero snervante, ogni gancio è composto da 3 minuscole fotoincisioni. Pazienza, cianoacrilato e lenti d’ingrandimento sono i vostri migliori alleati per questo genere di lavori. Ora che avete gli strumenti adatti ancora a portata di mano, con un ultimo sforzo, potete incollare le fotoincisioni che vanno a completare le piastre di protezione frontale.

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Prima di iniziare a lavorare sulla torretta ho completato la parte anteriore del carro con i supporti per i cingoli di ricambio (che avevano anche la funzione di corazzatura aggiuntiva). Ho assemblato alcune maglie di cingoli avanzate e le ho inserite nei supporti (senza incollarli per ora).
Nella parte posteriore, su cofano motore, ho provveduto a stuccare i fori che permettevano l’inserimento dei fermi/guide dei cavi metallici per il traino d’emergenza del mezzo. Li ricostruirò successivamente utilizzando una sottile lamina di alluminio.

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E’ il momento di dedicarsi alla torretta. Dopo aver individuato l’opzione corretta per il mio carro, le istruzioni si seguono senza grossi problemi. Ho deciso di tenere eventualmente aperti solo i portelli della cupola, per cui non mi dannerò tanto con gli interni (per una volta! viva i carri! 🙂 ) Ho assemblato gli iposcopi mascherando la parte trasparente con un velo di maskol. Se avrete assemblato tutti i componenti correttamente il brandeggio del cannone resterà mobile e vi permetterà di posizionare l’arma come più vi aggrada.

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Ora è il momento fatidico, dove unendo torretta e scafo il carro prenderà inequivocabilmente forma.

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Ci siamo quasi, ora la verniciatura si avvicina sempre di più, rimangono solamente da aggiungere qualche piccolo dettaglio e preparare casse, taniche, teli, etc etc da posizionare sulla parte posteriore del carro. Questo sarà l’argomento della terza parte di questo mio primo (non sparate all’aeroplanaro!!!) wip dedicato a un carro.

Bye for now! 🙂

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W.I.P. Panzer III Ausf.J Dragon 6394 1/35 – Parte 1

10 Novembre, 2007 by Albert

Panzer III Ausf.J Dragon 6394

Ecco il mio primo W.I.P (work in progress), già, anomalo modo di esordire per uno che costruisce principalmente aerei, direte voi… Ebbene si, sono un “pentatleta” costruisco un pò di tutto e in tutte le scale. Generalmente acquisto pochissime scatole di carri e la scelta viene fatta principalmente tenendo conto piu alla qualità della realizzazione che al soggetto. Costruisco carri per distrazione, per sperimentare nuove tecniche e generalmente non utilizzo accessori aftermarket per migliorare il carro (ecco perche compro kit in base alla qualità con cui sono realizzati piuttosto che puntare al soggetto)

Ho voluto iniziare con un Panzer III della Dragon semplicemente perche è uno dei migliori kit degli ultimi periodi, dettaglio strepitoso e massima fedeltà sono le sue caratteristiche principali.

Potete consultare alcune recensioni cliccando nei link qui sotto:

Perth Military Modelling Site

Armorama

Durante la costruzione mi sono avvalso dello splendido lavoro di Rick Lawler nel forum di PlanetArmor che si può trovare qui.

L’obbiettivo finale è quello di realizzare un Panzer III con corazzatura aggiuntiva e dotato del cannone Kw.K 39 L/60 (a canna piu lunga) e ambientato nella battaglia di Stalingrado del 1942.

Panzer III Ausf.J Dragon 6394

Treno di rotolamento

Panzer III Ausf.J Dragon 6394 Seguendo le istruzioni (attenzione, ci sono degli errori nell’indicazione dei pezzi, guardate su PlanetArmor, seguendo il link che ho indicato, tutte le correzioni ai problemi) iniziamo il lavoro con la preparazione del treno di rotolamento. Il lavoro sarà tedioso, poco impegnativo e vi porterà via un bel pò di tempo. Un unica nota riguarda la correzione da fare alla scritta CONTINENTAU. Utilizzando un cutter con lama sottile e ben affilata sarà facile modificarla in Continental.

Scafo

Sopravvissuti alla massacrante fase di preparazione delle ruote, passiamo alla costruzione dello scafo. Anche qui,il lavoro sarà principale di ordinaria amministrazione. Nella mia costruzione ho cercato di curare bene la pulizia e la rifinitura dei pezzi, per non avere complicazioni in seguito. Il kit è ben realizzato e con piccole prove a secco si elimina quasi del tutto l’utilizzo dello stucco. La parte posteriore presenta qualche difficoltà in più, specialmente nella zona delle marmitte, principalmente dovuta all’alto numero dei pezzi che compongono questa sezione. Per finire piccola nota sui supporti dei parafanghi, ho preferito non incollarli per ora, aspettando di fare qualche test a secco con l’assemblaggio dei parafanghi allo scafo.

Se siete sopravvissuti fino a qui il risultato dovrebbe essere più o meno questo:

Panzer III Ausf.J Dragon 6394 Panzer III Ausf.J Dragon 6394 Panzer III Ausf.J Dragon 6394

Cofano Motore

Panzer III Ausf.J Dragon 6394 Ho per il momento saltato la fase di assemblaggio degli accessori e attrezzi vari sui parafanghi. Ho intenzione di aggiungere qualche piccolo dettaglio fotoinciso sostituendo i ganci e gli attacchi degli attrezzi che risultano poco realistici e non in scala. Tornando al nostro cofano motore, la realizzazione non richiede particolari destrezze, pulizia dei pezzi, ordine e allineamento del montaggio anche qui sono le parole chiavi. Ho preferito omettere per ora i supporti per i cavi di traino e i cavi stessi in quanto non ho ancora bene in mente come organizzerò questa zona. Se osservate le foto, generalmente i carristi utilizzavano questa parte del carro per stipare casse, taniche, scatole, teli, cingoli di scorta e quant’altro potesse essere utile nel campo di battaglia.

Cingoli

Due palle, esattamente…
Procedendo con metodo ho iniziato ad assemblare 5/6 maglie fra di loro per poi unire questi piccoli spezzoni fino a formare l’intero set di cingoli. Ho utilizzato pochissime gocce di colla Tamiya tappo verde per ottenere un incollaggio non rigido delle maglie in modo che il posizionamento finale non venisse compromesso. Ho preparato lo scafo unendo in maniera provvisoria tutte le ruote del treno di rotolamento (allo scopo si può usare maskol o Pattafix) e ho sagomato i cingoli sul loro percorso. Un paio di monetine disposte nella parte superiore dei cingoli ha creato l’effetto peso. Il risultato sarà più o meno questo:

Panzer III Ausf.J Dragon 6394 Panzer III Ausf.J Dragon 6394

Dopo aver lasciato i cingoli asciugare per una notte, possiamo rimuovere tutto il treno di rotolamento e metterlo da parte per le fasi di colorazione successive. Ora che i cingoli sono costruiti possiamo ripassare, sempre con la colla liquida, il fissaggio delle maglie per rendere le giunzioni più forti.

Panzer III Ausf.J Dragon 6394

Nella prossima parte, vi farò vedere la realizzazione dei parafanghi e della parte superiore dello scafo. Bye for now! 🙂

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