Recensione a cura di Riccardo Vestuto.
Le foto si riferiscono al BF-110D-3 Cyber Hobby – Dragon.
Il Me 110 è stato, in questa scala, per decenni appannaggio del kit Fujimi che con le sue due scatole (versioni C e D) limitava di molto la scelta e non brillava per ricchezza di dettagli.
Poi nella seconda metà di questo decennio la Eduard ha per fortuna riscoperto questo soggetto tanto lungamente trascurato e in pochi anni ha fornito tutta la serie delle sue principali versioni.
Forte della sua fama di qualità, ritenevo che altre ditte difficilmente si sarebbero volute misurare
con il prodotto ceco.
Così l’annuncio della Dragon/Cyber Hobby, di scalare nel “quarto di pollice” il suo ottimo modello in 32 mi era sembrato voler proporre un inutile doppione.
Sfatando il vecchio adagio: “la curiosità è femmina” , non ho resistito alla tentazione di esaminarlo una volta arrivato nel mio negozio di fiducia e di portarmene a casa una copia.
(Nelle prossime righe, per facilitare la lettura, mi riferirò ai due modelli con la sola iniziale: D = Dragon/Cyber Hobby; E= Eduard )
La prima cosa che salta agli occhi è la gran quantità di pezzi che fa consigliare entrambi principalmente ad un modellista smaliziato. La scomposizione del D.è simile all’omologo E. con alcune differenze.
La prima è il colore della plastica. Io non amo quella specie di “verde marcio” usato dalla E. per tutti i suoi attuali prodotti. Sembra nascondere i dettagli e rende tutto, come dire, “confuso”.
Il D. è nel classico grigio medio tipico della maggioranza dei produttori attuali e a me molto più familiare.
Gli abitacoli sono molto simili nei dettagli e nelle scelte ingegneristiche di scomposizione.
La quantità di parti è notevole in entrambi.
Più “classico” il D. che si affida principalmente alla plastica con nessun inserimento di fotoincisioni. A conti fatti si equivalgono con vicendevoli carenze di piccoli dettagli:
ad esempio il sedile del pilota del E è peggiore di quello D. ma per quello del mitragliere la situazione è diametralmente opposta.
Il colore della plastica E. diventa una vera trappola se si usa il grigio 02 per gli interni.
Assicuratevi una buona illuminazione! Data la vicinanza di tonalità si rischia di coprire poco o per nulla qualche punto del modello.
Decisamente più solido l’accoppiamento delle semifusoliere del D. rispetto al ceco.
Una certa sensazione di precarietà degli abbinamenti è –invece – caratteristica tipica della E. o almeno io l’ho riscontrata anche su altri soggetti (v. i FW 190 D).
Per entrambi c’è la possibilità di mettere in mostra le armi del muso.
Il canopy della D., come quello E., è offerto in doppia copia: completamente chiuso o frazionato in tutte le parti mobili e fisse.
Bella l’idea di fornire a parte il dettaglio strutturale dei frames che passano sotto il plexiglass ma “fatto 29 perché non fare 30” riproducendo tutta la struttura interna della vetratura?
L’E. ha in più la possibilità di scelta del tipo di postazione dell’arma di difesa posteriore con il pannello centrale dotato dello scasso per il brandeggio o meno oltre alla scanalatura della fusoliera per la posizione di riposo della Mg. Il D. permette solo la prima delle due.
Diversa la soluzione scelta per i piani di coda. La D. ha optato per un pezzo unico da accavallare sulla fusoliera mentre la E. per due pezzi da incastonare nei relativi slots. Decisamente migliore la scelta del primo, molto più solida e senza problemi di ortogonalità.
Inoltre solo la D. offre timoni di direzione e profondità separati.
Passiamo alle semiali. Questa parte è quella in cui più si differenziano i due.
Molto meno “rivettata” la D. della E. ma con alcuni dettagli che sul secondo non compaiono.
Mentre la E fornisce solo gli alettoni separati, la D. permette di posizionare tutte le superfici mobili come si desidera.
Solo gli slats sono forniti retratti ma si possono aprire previa operazione di “chirurgia plastica” da lasciare ai più volenterosi e precisi.
Molto più scomposti i cofani motore D. rispetto agli E. La ragione è da far risalire probabilmente alla possibilità di inserire i motori nelle gondole ma si tratta di un set supplementare fornito come bonus su altri mercati ma stranamente non in Italia.
Bellissimi i radiatori D. con tanto di braccetto di regolazione del flabello di scarico.
Per l’ E. si lamentava nelle recensioni un pessimo abbinamento tra le gondole e le ali. Effettivamente negli ultimi lotti prodotti sono stati compiuti alcuni piccoli aggiustamento che hanno migliorato l’assemblaggio che resta comunque da curare con attenzione.
Decisamente più facile lo stesso passaggio sul D.
Le semiali di quest’ultimo si uniscono alla fusoliera tramite un paio di longheroni da incollare sotto l’abitacolo con un esito sicuramente più felice della soluzione E. che si affida alla classica linguetta da incastonare nelle fessure della radice alare. Il punto di combacio di quest’ultimo è terribile e lascia fessure piuttosto importanti e difficili da curare in una zona zeppa di dettagli destinati a rischiare l’oblio sotto la carta abrasiva.
I carrelli si equivalgono ma quelli D. hanno le ruote delle giuste dimensioni e proporzioni tra cerchio e pneumatico rispetto all’ E. Anche l’ancoraggio delle gambe al velivolo appare molto più solido nel primo.
Simili i carichi esterni con i serbatoi da 300 e 600 litri. La D. li fornisce quelli più grandi di una versione che francamente non conoscevo caratterizzata da una serie di linee parallele probabilmente tendenti a riprodurre un struttura lignea. Salvo prova fotografica del soggetto scelto, io li liscerei via per riprodurre quelli in metallo.
Il modello E. inoltre ha in più il serbatoio da 1500 usato sui primissimi esemplari.
Spettacolare la mensola portabombe ventrale del D. A differenza dell’ E., che la riproduce in un unico pezzo, qui ne abbiamo ben dieci che vanno dal meccanismo di ritegno vero e proprio alla carenatura aerodinamica per finire con i braccetti di allineamento.
Entrambi mancano del piccolo serbatoio supplementare per l’olio motore agganciato sotto la fusoliera e tipico dei D. a lunga autonomia.
Meno ampia la scelta di soggetti riproducibili con le decals. La D. ne fornisce solo 2 contro i 5 della E.
Quale scegliere?
Difficile a dirsi.
Il D. è decisamente più facile a montarsi ma non ha opzioni alternative di dettagli secondari. Questa maggiore elasticità dell’ E. permetterà a chi ha buona documentazione di scegliere più facilmente un soggetto alternativo a quelli proposti dalle istruzioni.
Il kit E. offre anche un set di mascherine per la verniciatura del canopy oltre ad un ricco set di fotoincisoni che fa impallidire lo striminzito telaietto del D. limitato ai cinghiaggi ed a una antenna per altro non utilizzabile per la poca fedeltà del dettaglio.
Dal punto di vista del prezzo non c’è storia: il modello E. costo poco più della metà dell’altro mentre se lo si prende nella versione Week end addirittura un terzo.
Insomma la scelta è lasciata al gusto e alla propensione alla spesa di ciascuno.
Il modellista “crociato” di maggiore esperienza potrà rivolgersi al modello ceco mentre quello che ama il modellismo facile “alla Tamiya” potrà rivolgersi all’offerta Dagon.