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Recensione e confronto Cyber Hobby – Eduard BF-110D 1/48

31 Gennaio, 2011 by Albert

Recensione Dragon BF-110

Recensione a cura di Riccardo Vestuto.
Le foto si riferiscono al BF-110D-3 Cyber Hobby – Dragon.

Il Me 110 è stato, in questa scala, per decenni appannaggio del kit Fujimi che con le sue due scatole   (versioni C e D) limitava di molto la scelta e non brillava per ricchezza di dettagli.
Poi nella seconda metà di questo decennio la Eduard ha per fortuna riscoperto questo soggetto tanto lungamente trascurato e in pochi anni ha fornito tutta la serie delle  sue principali versioni.
Forte della sua fama di qualità, ritenevo che altre ditte difficilmente si sarebbero volute misurare
con il prodotto ceco.
Così l’annuncio della Dragon/Cyber Hobby, di scalare nel “quarto di pollice” il suo ottimo modello in 32 mi era sembrato voler proporre un inutile doppione.
Sfatando il  vecchio adagio: “la curiosità è femmina” , non ho resistito alla tentazione di  esaminarlo una volta arrivato nel mio negozio di fiducia e di portarmene a casa una copia.
(Nelle prossime righe, per facilitare la lettura, mi riferirò ai due modelli con la sola iniziale:             D = Dragon/Cyber Hobby; E= Eduard )

Cyberhobby BF-110 1/48La prima cosa che salta agli occhi è la gran quantità di pezzi che  fa consigliare entrambi principalmente ad un modellista smaliziato. La scomposizione del D.è simile all’omologo E. con alcune differenze.
La prima è il colore della plastica. Io non amo quella specie di “verde marcio” usato dalla E. per  tutti i suoi attuali prodotti. Sembra nascondere i dettagli e rende tutto, come dire, “confuso”.
Il D. è nel classico grigio medio tipico della maggioranza dei produttori attuali e a me molto più familiare.
Gli abitacoli sono molto simili nei dettagli e nelle scelte ingegneristiche di scomposizione.
La quantità di parti è notevole in entrambi.
Più “classico” il  D. che si affida principalmente alla plastica con nessun inserimento di fotoincisioni.  A conti fatti si equivalgono con vicendevoli carenze di piccoli dettagli:
ad esempio il sedile del pilota del E è peggiore di quello D. ma per quello del mitragliere la situazione è diametralmente opposta.
Il colore della plastica E. diventa una vera trappola se si usa il grigio 02 per gli interni.
Assicuratevi una buona illuminazione! Data la vicinanza di tonalità si rischia di coprire poco o per nulla qualche punto del modello.
Decisamente più solido l’accoppiamento delle semifusoliere del D. rispetto al ceco.

Una certa sensazione di precarietà degli abbinamenti è –invece –  caratteristica tipica della E. o almeno io l’ho riscontrata anche su altri soggetti (v. i FW 190 D).
Per entrambi c’è la possibilità di mettere in mostra le armi del muso.
Il canopy della D., come quello E., è offerto in doppia copia: completamente chiuso o frazionato in tutte le parti mobili e fisse.
Bella l’idea di fornire a parte il dettaglio strutturale dei frames che passano sotto il plexiglass ma “fatto 29 perché non fare 30” riproducendo tutta la struttura interna della vetratura?
L’E. ha in più la possibilità di scelta del tipo di postazione dell’arma di difesa posteriore con il pannello centrale dotato dello scasso per il brandeggio o meno oltre alla scanalatura della fusoliera per la posizione di riposo della Mg.  Il D. permette solo la prima delle due.
Diversa la soluzione scelta per i piani di coda. La D. ha optato per un pezzo unico da accavallare sulla fusoliera mentre la E. per due pezzi da incastonare nei relativi slots.  Decisamente migliore la scelta del primo, molto più solida e senza problemi di ortogonalità.
Inoltre solo la D. offre timoni di direzione e profondità separati.

BF-110 1/48Passiamo alle semiali. Questa parte è quella in cui più si differenziano i due.
Molto meno “rivettata” la D. della E. ma con alcuni dettagli che sul secondo non compaiono.
Mentre la E fornisce solo gli alettoni separati, la D. permette di posizionare tutte le superfici mobili  come si desidera.
Solo gli slats sono forniti retratti ma si possono aprire previa operazione di “chirurgia plastica” da lasciare ai più volenterosi e precisi.

Molto più scomposti i cofani motore D. rispetto agli E. La ragione è da far risalire probabilmente alla possibilità di inserire i motori nelle gondole ma si tratta di un set supplementare fornito come bonus  su altri mercati ma stranamente non in Italia.
Bellissimi i radiatori D. con tanto di braccetto di regolazione del flabello di scarico.
Per l’ E. si lamentava nelle recensioni un pessimo abbinamento tra le gondole e le ali. Effettivamente negli ultimi lotti prodotti sono stati compiuti alcuni piccoli aggiustamento che hanno migliorato l’assemblaggio che resta comunque da curare con attenzione.
Decisamente più facile lo stesso passaggio sul D.
Le semiali di quest’ultimo si uniscono alla fusoliera tramite un paio di longheroni da incollare sotto l’abitacolo con un esito sicuramente più felice della soluzione E. che si affida alla classica linguetta da incastonare nelle fessure della radice alare. Il punto di combacio di quest’ultimo è terribile e lascia fessure piuttosto importanti e difficili da curare in una zona zeppa di dettagli destinati a rischiare l’oblio sotto la carta abrasiva.

I carrelli si equivalgono ma quelli D. hanno le ruote delle giuste dimensioni e proporzioni tra cerchio e pneumatico rispetto all’ E. Anche l’ancoraggio delle gambe al velivolo appare molto più solido nel primo.

Simili i carichi esterni con i serbatoi da 300 e 600 litri. La D. li fornisce quelli più grandi di una versione che francamente non conoscevo caratterizzata da una serie di linee parallele probabilmente tendenti a riprodurre un struttura lignea. Salvo prova fotografica del soggetto scelto, io li liscerei via per riprodurre quelli in metallo.
Il modello E. inoltre ha in più il serbatoio da 1500 usato sui primissimi esemplari.
Spettacolare la mensola portabombe ventrale del D. A differenza dell’ E., che la riproduce in un unico pezzo, qui ne abbiamo ben dieci che vanno dal meccanismo di ritegno vero e proprio alla carenatura aerodinamica per finire con i braccetti di allineamento.
Entrambi mancano del piccolo serbatoio supplementare per l’olio motore agganciato sotto la fusoliera e tipico dei D. a lunga autonomia.

Meno ampia la scelta di soggetti riproducibili con le decals. La D. ne fornisce solo 2 contro i 5 della E.

Quale scegliere?
Difficile a dirsi.
Il D. è decisamente più facile a montarsi ma non ha opzioni alternative di dettagli secondari.  Questa maggiore elasticità dell’ E. permetterà a chi ha buona documentazione di scegliere più facilmente un soggetto alternativo a quelli proposti dalle istruzioni.
Il kit E. offre anche un set di mascherine per la verniciatura del canopy oltre ad un ricco set di fotoincisoni che fa impallidire lo striminzito telaietto del  D. limitato ai cinghiaggi ed a una antenna per altro non utilizzabile per la poca fedeltà del dettaglio.
Dal punto di vista del prezzo non c’è storia: il modello E. costo poco più della metà dell’altro mentre se lo si prende nella versione Week end  addirittura un terzo.
Insomma la scelta è lasciata al gusto e alla propensione alla spesa di ciascuno.
Il modellista “crociato” di maggiore esperienza potrà rivolgersi al modello ceco mentre quello che ama il modellismo facile  “alla Tamiya”  potrà rivolgersi all’offerta Dagon.





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Eduard Fokker Dr.1 scala 1/72

22 Novembre, 2010 by Albert

Kit : Eduard Fokker Dr.1 scala 1/72
Modello e foto: Carlo Melia

Chi come il sottoscritto è appassionato di aeronautica non può non guardare con un certo occhio benevolo quelle strane macchine volanti della WW1 fatte di tubi, tiranti e tela su cui tanti temerari, vecchi reduci di un concetto di cavalleria che si stava perdendo, hanno avuto il coraggio di affrontare avversari altrettanto coraggiosi e agguerriti in duelli che hanno fatto epoca. E come impavidi cavalieri non rinunciavano a rendersi ben visibili ai loro nemici, decorando le loro “cavalcature” con motivi sgargianti e facilmente riconoscibili, specialmente dalla parte dei Tedeschi. A questa regola non si sottrasse il sottotenente Hans Kirschstein che fece dipingere il suo triplano a strisce bianco-nere sull’ala superiore e lungo le fiancate della fusoliera con un andamento però diverso sul fianco sinistro rispetto al destro. Questo perché, data l’alta maneggevolezza del triplano, in un combattimento manovrato, il nemico avesse difficoltà nel traguardare il suo aereo. Da rimarcare che il triplano fu preso in consegna nel giugno del 1918 da Ernst Udet e quindi trasferito dalla Jasta 6 alla Jasta 4.
Il modello Eduard in 72 fa una bella figura di se: ho acquistato la confezione con due modelli e relative fotoincisioni e devo dire che guardando le stampate ci si trova di fronte ad un bel modello. Come al solito sarà poi il montaggio a secco a cambiare un po’ il giudizio. Per carità nulla di trascendentale, però….ne avrei fatto volentieri a meno. Ad esempio se si vuole inserire la struttura interna in fotoincisione bisognerà preventivamente assottigliare le pareti interne; sui montanti della capra e per i pattini alari bisognerà eliminare i perni e sostituirli con spinette in filo di rame perché troppo grossolani; la cofanatura motore andrà assottigliata nella parte interna e adattata con una  buona carteggiatura alla fusoliera perché è un po’ troppo larga. Anche i piani di coda dovranno essere muniti di spine di riscontro perché altrimenti possono saltare via. Per il resto il montaggio non dà particolari problemi, se si eccettua che lo stesso andrà effettuato con le tre ali che devono essere colorate separatamente, così come la fusoliera ed i piani di coda. Per il soggetto scelto ci sono le decals della FCM ma sinceramente, visto il motivo geometrico, non me la sono sentita di acquistare il foglio anche perché ho provato a stampare il foglio d’istruzioni e ho visto che poco si adattava al mio lavoro. Quindi mano al nastro Tamiya e all’aerografo……purtroppo non ho considerato l’alta flessibilità del nastro in questione per cui al primo tentativo le strisce sono venute diciamo così un po’ storte e soprattutto mal raccordate tra il dorso ed il ventre dall’ala. Mano all’alcol denaturato e via di sverniciatura. A questo punto ho preso un’altra via: dopo aver dato il bianco ho tagliato le strisce di nastro a misura e nel posizionarle ho interposto delle strisce di egual misura di un nastro più rigido, in maniera di avere tutte le bande della stessa dimensione; primo step il dorso dell’ala. Sono passato quindi all’intradosso e questa volta ho tagliato strisce del solito nastro di circa 1 mm in modo di intercettare quelle del dorso sia nel bordo d’attacco che in quello di uscita.
Distanziandole sempre con il solito nastro rigido alla fine ce l’ho fatta, avevo un’ala “juventina” (bleah) perfetta. Stesso lavoro per la fusoliera, partendo prima dal dorso e poi facendo le fiancate con il solito metodo. Non rimane che fare i montanti e il piano di coda e l’esaurimento era assicurato. Il resto della colorazione è stato più semplice del previsto: per le zone mimetiche ho dato un fondo nocciola schiarito, anche perché la tela dei fokker non era poi chiarissimo, e, come nella realtà ho dato delle pennellate con la vernice verde oliva utilizzando i colori Vallejo molto diluiti con normalissima acqua: questo permette di raggiungere il grado di saturazione voluto. Molto utile nel montaggio delle ali è stato un attrezzino della SRAM che permette di mettere in squadro le ali.
E poi per aumentare lo stress  viene la basetta. Sinceramente, forse perché non sono in grado di farli, non amo molto i ”presepi” dove l’aereo sembra essere l’ultima cosa. Mi piacciono ambientazioni un po’ più sobrie dove appare al massimo un figurino e/o un ‘attrezzatura adatta al velivolo. In questo caso ho riprodotto un tavolato di legno incidendo un pezzo di plasticard poggiandolo su un terreno riprodotto con Das e un po’ di erba. Per il resto si tratta di un modellino da consigliare a chi ha un minimo di esperienza e buona pazienza: le colorazioni fantasiose non mancano se si vuole uscire dal classico binomio triplano-von Richtofen.



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Eduard Lavockin La-7 scala 1/48

10 Maggio, 2010 by Albert

Modello, testo ed immagini a cura di Mirco Bagni

Esemplare riprodotto:    La-7; pilota: Amet Khan Sultan, livrea in uso durante la East-Prussian Operation nella primavera del 1945 – 9° GFAR (Guard Fighter Air Regiment)-303° FAD (Fighter Air Regiment).
Produttore:            Eduard
Scala:                1/48
Versione scatola:        Week-end edition Scatola #8460
Decals:            Da scatola
Accessori:            Nessuno
Riferimenti:
Assi sovietici della seconda guerra mondiale – Osprey
Lavokin La-7 – MBI
https://vvs.hobbyvista.com/ (cercate anche nel forum) in particolare per la colorazione https://vvs.hobbyvista.com/Forum/showthread.php?tid=278 (in inglese)
https://www.s205409446.onlinehome.us/AWA1/201-300/walk300_La-7/walk300.htm (dal sito www.aircaraftresourcecenter.com)

Introduzione

Affascinante, trovo questo aereo semplicemente affascinante, di una strana e brutale bellezza.
Nato come sviluppo dei precedenti progetti di Lavockin; era per lo più costruito in legno con alcuni rinforzi e protezioni in metallo nella zona del motore e ai lati dell’abitacolo. Il propulsore era un radiale a 18 cilindri raffreddato ad aria di elevata potenza.
Il kit dormiva sullo scaffale di un negozio, nella sua scatoletta di cartone colorata vivacemente ma senza la classica e accattivante box-art, tipica di altri produttori. L’aereo mi piaceva, il prezzo – 13 Euro nella versione weekend – ancora di più.
Per il montaggio ho deciso di non utilizzare alcun tipo di accessorio, pensavo di riuscire a finirlo in fretta…ci ho impiegato dei mesi!…come sempre.

Il modello

Nella scatola si trovano alcune stampate di plastica grigia, una per i trasparenti, un piccolo foglio decals che consente di riprodurre un unico esemplare e il foglio delle istruzioni. Nessun tipo di accessorio come fotoincisioni o mascherine adesive, riservato alle versioni della scatola più costose. Il prezzo mi pare, comunque, più che onesto!
Il modello è piuttosto bello: fini incisioni (poche in verità, visto che l’aereo era quasi tutto in legno) alcuni dettagli in rilievo (corazzature e rinforzi); effetto tela delle superfici di controllo abbastanza ben reso; dettagli dell’abitacolo non eccezionali ma comunque presenti.
I trasparenti sono un po’ spessi ma accettabili se si sceglie di riprodurre il tettuccio in posizione chiusa. Se lo si vuole posizionare aperto sarà necessario utilizzarne uno in acetato (termoformato in proprio o acquistato come accessorio).
Le decals sono sottili e lucide, molto belle, consentono di realizzare un solo esemplare.
Le istruzioni sono abbastanza chiare, i riferimenti sono per i colori della Gunze (sia acrilici che smalto) ma attenti: i colori indicati non sembrano molto convincenti.
Due dettagli: i numeri delle varie parti non sono riportati sulle stampate ma solo sul foglio delle istruzioni, per fortuna il numero di pezzi è abbastanza esiguo.
Gli elementi principali non hanno perni di riscontro per l’unione. Questo in genere non dà problemi, basta fare attenzione e allineare bene le parti durante l’incollaggio.

Il montaggio

Abitacolo – Ho iniziato dettagliando le parti laterali dell’abitacolo con pezzetti di plastica e filo metallico di vari diametri. Il dettaglio presente, stampato direttamente sulla parte interna delle due semifusoliere, non mi sembrava abbastanza. In pratica ho aggiunto tutte le leve che comandano il motore, i flaps e gli altri dispositivi del velivolo; alcuni tubi idraulici che correvano lungo le pareti laterali ed alcuni cavi elettrici cercando di riprodurre quanto visibile nella documentazione in mio possesso. L’unico dubbio che mi è rimasto riguarda il vano alle spalle del pilota; questo ospitava l’apparato radio ed è riprodotto dalla Eduard in modo un po’ diverso da quanto ho visto in alcune foto…

Per la colorazione ho utilizzato il grigio medio della Tamiya (XF-53), dopo un lavaggio con colore ad olio molto scuro ed una passata di grigio più chiaro a pennello asciutto ho colorato i vari dettagli, una foto vale più di mille parole…
Il pannello strumenti è stato verniciato in nero, con il bianco ho colorato alcuni dettagli dei quadranti ed ho aggiunto le maniglie per il riarmo delle mitragliatrici.
Ho aggiunto alcuni dettagli anche alla cloche; le cinture del sedile sono state riprodotte con nastro Tamiya, filo metallico piegato e schiacciato e piccoli pezzetti di plastica.

Il pavimento dell’abitacolo è stampato sulla parte superiore dell’ala, su questo ho incollato le pedaliere che erano dotate di cinghie anch’esse riprodotte con una strisciolina di nastro.

Vani carrello e carrello – Il vano carrello principale è abbastanza dettagliato, anche l’originale comunque era abbastanza semplice. Ho aggiunto solo alcuni tubi.

Per la colorazione ho seguito lo stesso procedimento usato per l’abitacolo.
Le gambe del carrello principale sono molto semplici, le ho verniciate in alluminio opaco Tamiya (XF-16) mentre lo stelo dell’ammortizzatore in acciaio della serie Metalizer. Dopo averle incollate agli sportelli del vano ho aggiunto i tubi idraulici dei freni. Le ruote sono state appiattite per riprodurre l’effetto del peso e verniciate: nero il pneumatico, grigio il cerchione con la parte centrale in alluminio.

Fusoliera ali e piani di coda – Una volta incollate le semifusoliere con colla liquida e aver rinforzato alcuni punti con cianoacrilica ho inserito il pannello strumenti, il parabrezza e la parte posteriore del tettuccio (preventivamente verniciati in grigio dall’interno).
Stuccate le giunzioni e reincise le poche pannellature che si erano rovinate sono passato ad occuparmi delle ali.
Prima di tutto ho assottigliato il bordo d’uscita col taglierino usato come una raspa e successivamente carta vetrata; poi ho incollato dorso e ventre con colla liquida. Le giunzioni sono state stuccate con cianoacrilica. Un ulteriore assottigliamento del bordo d’uscita  ha concluso la preparazione dell’ala.
Prima di unire ala e fusoliera ho riprodotto le rivettature delle parti metalliche (fondamentalmente cofano anteriore, flaps, raccordo ala-fusoliera e le piastre subito dietro i tubi di scarico) nel modo seguente:

1)tracciatura delle linee dei rivetti con un pennino nero da 0.1mm (una lastrina di metallo è servita come righello)
2)leggera incisione del foro con una punta da compasso montata sul manico di un taglierino
3)foratura leggermente più profonda eseguita con una punta da trapano da 0.2mm usata a mano libera (non col trapanino!)
4)passata di colla liquida Tamyia tappo verde sui fori per eliminare le bave e successiva passata di carta abrasiva grana 1000 (dopo 24 ore per far asciugare la colla). Per eliminare la polvere che si è infilata nelle incisioni ho strofinato la superficie con uno spazzolino da denti bagnato con acqua.

Se il procedimento vi sembra lungo…sappiate che è proprio così!Per nulla impiego mesi a fare un modello! Il risultato lo potete vedere nelle foto!

I tubi di scarico (la Eduard fornisce due parti in plastica che andrebbero almeno forate) sono stati sostituiti con pezzetti di tubo metallico di circa 1mm di diametro ovalizzati schiacciandoli in una piccola morsa da tavolo.
Per facilitare l’assemblaggio dell’ala con la fusoliera ho deciso di inserire in quest’ultima dei piccoli perni di filo di rame da 0.5mm che si vanno ad inserire in fori leggermente più larghi praticati nell’ala, questo perché la giunzione di questa zona è piuttosto critica e volevo che fosse particolarmente precisa e robusta.
Per l’incollaggio ho usato cianoacrilica in gel solo in corrispondenza dei perni dopodiché, una volta asciutta, ho lasciato penetrare lungo tutta la giunzione della colla liquida Tamyia che sciogliendo la plastica riesce a sigillare le piccole fessure. Per le fessure più larghe sono ricorso di nuovo a cianoacrilica che ha funzionato anche da stucco.
Attenzione perché la linea di giunzione di queste due parti non coincide con quella dell’aereo che è curva e abbastanza complicata da reincidere (basta osservare qualche foto o dei disegni per rendersene conto); ho usato un pezzetto di nastro da etichettatrice ritagliato a dovere per fare da guida durante la reincisione.
Rimangono da incollare i piani di coda, bisogna fare solo attenzione (e non fare come il sottoscritto!) ad incollarli nel verso giusto in quanto soltanto uno di questi ha il il trim-tab, per il resto sono esattamente simmetrici.
Il cofano anteriore, un pezzo circolare sul quale vanno incollate le volate dei cannoni da 20mm ed il parzializzatore del flusso d’aria, è stato verniciato a parte.

L’ elica è costituita da tre pale separate che dovranno essere incollate su un disco che non presenta alcun riferimento, bisogna fare ad occhio! Le pale vanno passate con carta abrasiva per pulirle dalle bave ed assottigliare il bordo d’uscita, lo stesso trattamento lo subisce anche l’ogiva dalla quale bisogna eliminare la piccola protuberanza presente sulla punta.
La parte scorrevole del tettuccio è stata riprodotta in acetato termoformato utilizzando il pezzo del kit come mandrino. Ne ho fatti alcuni e poi ho scelto il migliore che ho ritagliato e rifinito utilizzando ancora il pezzo del kit come sostegno. Il telaio è stato riprodotto utilizzando delle piccole strisce di alluminio adesivo applicato con uno stuzzicadenti. Un bel tuffo nella famosa cera per pavimenti “Future” per sigillare il tutto e renderlo lucidissimo ha concluso il lavoro…si può verniciare finalmente.

Verniciatura

La parte inferiore era completamente in Blu chiaro (AMT-7), la parte superiore in grigio medio (AMT-11) con ampie strisce in grigio scuro (AMT-12). La demarcazione tra azzurro e grigio dovrebbe essere netta mentre tra i due toni di grigio è leggermente sfumata. Il muso dell’esemplare da me scelto è rosso e l’ogiva gialla, le pale dell’elica nere. Due zone rettangolari poste subito dietro i tubi di scarico erano lasciate in metallo naturale.
I colori della mimetica dei caccia dell’Unione Sovietica sono disponibili nella gamma di colori Pollyscale e qualcosa tra i Lifecolor; siccome non avevo voglia di aspettare il tempo necessario per procurarmeli (e sinceramente nemmeno di ampliare la già vasta varietà di vernici in mio possesso…) ho usato un mix di colori Gunze e Tamyia.
Detto questo… Parliamone! Quale fosse la corretta tonalità dei colori russi io non lo so (di sicuro non c’è da fidarsi di quanto indicato dalla Eduard nelle istruzioni, io li ho usati solo come base di partenza), ho cercato di farmene un’idea guardando foto di aerei restaurati, originali, foto di modelli di altri modellisti, profili a colori e cercando corrispondenze tra i colori suddetti con i Gunze o i Tamyia ecc. Alla fine ho fatto le mie scelte, delle quali sono abbastanza soddisfatto, ma non prendetele come oro colato!
Prima di iniziare ho mascherato le due zone in metallo naturale per le quali ho scelto di usare il colore Acciaio della gamma Model Master Metalizer e che preferisco applicare sulla plastica nuda, senza usare primer.
Ho voluto provare la tecnica del “pre-shading” spruzzando del nero lungo le linee dei pannelli. Forse perchè non sono ancora pratico ma alla fine non ho ottenuto l’effetto voluto. Probabilmente dovevo usare un blu sulle superfici inferiori e un grigio scuro su quelle superiori, poi spruzzare il colore finale più diluito in modo da coprire meno e lasciar vedere di più i bordi dei pannelli…sarà per la prossima volta!

Per la verniciatura della mimetica ho usato come fondo il colore indicato nelle istruzioni del kit aerografato in modo uniforme dopodiché ho usato un altro colore più chiaro e più diluito spruzzato in modo non uniforme per  far risaltare alcune pannellature, rendere il tutto meno “monotono” e raggiungere la tonalità di colore che mi pareva più convincente. Il primo colore è stato il blu che poi ho mascherato prima di spruzzare il grigio medio. Le parti in grigio scuro le ho verniciate senza l’impiego di mascherature, a mano libera e tenendo davanti foto e profili del soggetto come riferimento; pur essendo la prima volta che ci provo sono piuttosto soddisfatto del risultato.
Per il muso ho usato il rosso lucido Tamyia (X-7), per l’ogiva il giallo (X-3) e per le pale il nero opaco (XF-1).
Una mano di lucido Tamyia (X-22) ha preparato il modello per l’applicazione delle decals.
Nella tabella seguente trovate i riferimenti dei colori utilizzati.

Riferimento colore
Colore di base
Colore definitivo
Blu chiaro AMT-7
Gunze H-323
Gunze H-323 (1 parte) +
Gunze H-323 (1 parte) +
Tamyia X-2 (1 parte)   +
Diluente (5 parti)
Grigio medio AMT-11
Gunze H-317
Tamyia XF-53 (3 parti) +
Tamyia XF-2 (1 parte)  +
Diluente (7 parti)
Grigio scuro AMT-12
Gunze H-331
Gunze H-331 (2 parti)   +
Tamyia XF-50 (2 parte) +
Tamyia X-2 (1 parte)     +
Diluente (6 parti)

Decals

Avevo un paio di foto parziali ed un profilo del soggetto da riprodurre e non avendo trovato discrepanze rispetto a quanto indicato dalla Eduard ho seguito le istruzioni per il posizionamento degli stencil (pochi) e delle insegne. Il punto più critico è rappresentato dall’applicazione delle due (grosse) decal, una per ogni lato, che riproducono la freccia (insegna del reparto), il numero del velivolo e la stella rossa.
La qualità degli adesivi è eccellente! Nessun difetto, sottili, niente silvering, si adattano bene ad ogni curvatura della superficie e reagiscono bene ai liquidi (io ho usato i microscale). Gli stencil sono forniti in numero maggiore di quelli necessari…per gli sbadati.
Una seconda mano di trasparente lucido servirà per sigillare il tutto.

Finitura e dettagli

A questo punto ho mascherato con nastro Tamyia e carta igienica le zone intorno alle pannellature da verniciare in metallo naturale. Ho spruzzato su queste ultime il colore Acciaio che dopo alcuni minuti è stato lucidato con bastoncini cotonati ed un pennello piatto nelle zone più difficili. I tubi di scarico sono stati verniciati in nero opaco e poi ripassati a pennello asciutto con colore Metallo bruciato.
Le incisioni sono state evidenziate con colore marrone scurissimo “Terra di Cassel” ad olio diluito in acqua ragia. Per eliminare l’eccesso ho usato dei bastoncini cotonati oppure dei pezzetti di carta igienica (a seconda della zona da pulire) ed anche…le dita. Quando si usano le dita si riesce a lasciare un leggero alone scuro ben sfumato che contribuisce a dare volume alle superfici dell’aereo.
Sempre con il marrone ad olio ho riprodotto alcune scie e trafilamenti che partono da alcuni sportellini sulle ali e da alcuni rivetti.
Finito con i colori ad olio (vanno fatti asciugare bene prima di proseguire!) ho mascherato le zone in metallo naturale prima di spruzzare una mano di trasparente semilucido satinato della Humbroll che secondo me dà un effetto molto bello e realistico alle superfici.
Attenzione: i colori Model Master Metalizer non sono molto resistenti e si rischia di strapparne via delle zone quando si rimuove la mascheratura. Per evitare ciò ho attaccato e staccato alcune volte il nastro Tamyia sul tavolo da lavoro in modo da ridurne al minimo indispensabile il potere adesivo prima di utilizzarlo sulle parti da mascherare.
Per concludere si incollano il muso, l’elica, il tettuccio in posizione aperta (con pochissima colla vinilica), il carrello principale, il tubo di pitot  e gli sportelli dei vani carrello.
L’antenna l’ho fatta utilizzando un pezzetto di filo di rame ricavato da un cavo elettrico ed un pezzo di sprue tirato molto sottile (per le due parti che partono dalla coda). Alla fine l’ho verniciata con colore a smalto metallico (Humbroll 56).
Il tubo di pitot è stato sostituito con un tubicino metallico da 0.6mm.

Conclusioni

E’ il primo modello Eduard che costruisco e l’impressione che mi ha fatto è molto buona. Nel complesso un modello divertente da montare e dettagliare con alcune fasi del montaggio un po’ più impegnative, utili per fare un po’ d’esperienza.
Pur trattandosi di una scatola nella versione priva di accessori il dettaglio è accettabile (specialmente se si sceglie di chiudere il tettuccio) e il modello è ben stampato e la finitura delle superfici buona.
Le decal consentono di riprodurre un solo esemplare (secondo me comunque molto accattivante) ma sono di ottima qualità. Per 13 Euro non si può chiedere di più.
Il modello è dedicato a Mario Bartoli.




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